16.11.12

Modena, ora Piacenza, la Sanità del Sistema di Potere delle regioni rosse rivela il suo volto nascosto, ma Gabbanelli non lo sa.

Naturalmente, quando si parla di sanità, quelli di Report sono sempre con orecchi dritti, ma stranamente,
non ho mai assistito ad un chiaro, franco servizio sul sistema di potere anche nella sanità, creato e gestito nella  Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche, e metto anche la Liguria, va. Il punto è che la volpina Gabbanelli,  quella di Report, ci fa vedere quello che le pare, almeno in questo è simile a tutti gli altri: vale a

dire, non toccare il  Sistema di Gestione del Potere delle regioni rosse, quelle dove la persona finisce per essere un ingranaggio della tremenda macchina delle associazioni e coop. Su Santoro, stendiamo un velo pietoso, per ora. Molto meno peggio Bruno Vespa, ed è tutto dire!

Per dirne un'altra: ma quando mai avete sentito dire qualcosa dai delegati dei vari partitucoli comunisti, in merito a scandali, doppi incarichi, intramoenia, conflitto di interessi, nella sanità?
Tra Coop e Compagnia delle Opere, oltre alle associazioni di bandiera, la macchina bellica dei 4 partiti più influenti, assieme alle associazioni sindacali e patronati, schiaccia tutti, almeno quelli che non vogliono piegarsi al dominio. Chi è fuori deve morire, di fame, di inedia, di isolamento.

E che dire di un titolo come quello che copio sotto? Ma quando mai tremano?


Il Pd trema: indagati consigliere regionale e sei dirigenti dell’Asl

A muoversi è la procura di Piacenza, la città del segretario nazionale Pierluigi Bersani. Le accuse sono truffa, abuso d'ufficio e falso ideologico in atti pubblici


Dopo le notizie tragiche che ci provengono da Modena, ora si va a Piacenza e sempre troviamo il solito sistema di potere, le coop eccetera, eccetera.
Un nuovo guaio giudiziario investe il Partito Democratico dell’Emilia Romagna. Questa volta è la sanità a far muovere i magistrati. Sette persone sono indagate dalla Procura della repubblica di Piacenza nella vicenda giudiziaria relativa ai rapporti tra il Centro medico Inacqua Baia del Re e l’Asl della città emiliana. Il primo piano della struttura, alla periferia di Piacenza, ospita una ventina di medici del Polichirurgico che esercitano in quegli studi la libera professione, grazie a un accordo firmato dalla direzione ospedaliera con una società cooperativa piacentina. Proprio questa situazione è al centro dell’attenzione degli inquirenti. Le accuse ipotizzate sarebbero di abuso d’ufficio, cui si aggiungerebbero ipotesi di truffa e falso in atto pubblico.
Gli indagati sono Marco Carini, ex presidente della cooperativa Inacqua, Legacoop Piacenza, attualmente consigliere regionale Pd e componente delle commissioni per la salute, politiche sociali e politiche economiche della Regione Emilia Romagna; Andrea Bianchi, direttore generale dell’Asl di Piacenza; il suo precedessore Francesco Ripa di Meana (ora direttore generale dell’Asl di Bologna); due ex direttori amministrativi dell’Asl di Piacenza (Luca Baldino, attualmente direttore amministrativo dell’Asl di Bologna, e Francesco Magni); Claudio Arzani, responsabile della direzione amministrativa della rete ospedaliera Asl; Stefano Mistura, ex direttore sanitario dell’Asl.
La vicenda è quella dell’attività “intramoenia”, la libera professione dei medici ospedalieri regolata della legge 120 del 2007. Per consentire questa attività dei medici dipendenti, la direzione dell’Asl ha deciso di affittare il primo piano del nuovo edificio realizzato dalla società Inacqua in via Caffi, nella zona della Farnesiana. L’accordo è finito nel mirino della Procura, anche dopo una serie di esposti che avevano segnalato presunte irregolarità.
Il pm Ornella Chicca ha affidato agli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri una lunga serie di accertamenti; secondo gli investigatori vi sarebbero irregolarita’, che sono state segnalate alla Procura. Militari dell’Arma sono tornati negli uffici amministrativi del Polichirurgico di Piacenza per acquisire documentazione ed hanno eseguito nei giorni scorsi accertamenti all’interno del Centro medico Inacqua Baia del Re.La procura per ora preferisce non aggiungere atri dettagli e si limita a dire che “se ci saranno sviluppi non saranno immediati”.
Suona a vuoto per ora il cellulare del consigliere Pd Carini, che questa mattina, dopo la commissione Politiche economiche, ha abbandonato i palazzi della Regione per fare ritorno a Piacenza. La sua segreteria contattata al telefono, sembrava non essere a conoscenza della notizia. Alcuni mesi fa il consigliere era finito sulle pagine dei quotidiani, tra le altre cose, anche per essere l’eletto in regione con più assenza alle spalle: nel 2011 ha partecipato a 36 su 42 sedute dell’Assemblea.
La cooperativa a cui era a capo è un centro diagnostico all’interno del quale trovano posto ambulatori polispecialistici, oltre a occuparsi di riabilitazione. Dal punto di vista societario si configura come una cooperativa sociale con un’esperienza di lungo corso nel pubblico. Ancora di recente – febbraio 2012 – la Regione Emilia Romagna l’ha inserita anche tra le strutture con accredito provvisorio per quanto riguarda i servizi riabilitativi e le visite fisiatriche, con relative attività di recupero e riabilitazione funzionale. In base ai dati forniti dalla struttura medica, superano il 25% del totale gli interventi che riguardano la sfera pediatrica. E sono oltre trenta i medici che qui lavorano, mentre nel 2010 sono stati investiti più di 6 milioni e mezzo di euro per creare un’altra struttura, in cui collocare la cosiddetta “casa della salute”.
“Non un euro è pubblico”, aveva commentato al tempo Marco Carini, nella sua veste di allora presidente della cooperativa che aveva una partecipazione in Copernicana, la società proprietaria della casa della salute. Una “casa” teleriscaldata e con impianto fotovoltaico strutturata su quattro piani. Al primo con le vasche riabilitative, al secondo una decina di ambulatori di circa sedici metri quadrati ciascuno e la palestra e al terzo aree amministrative e gestionali, oltre a qualche altro ambulatorio che, nei progetti, doveva andare alla libera professione. Sotto, nell’area seminterrata, hanno trovato posto una la operatoria per gli interventi in day hospital e i macchinari per la medicina nucleare.
Per quanto riguarda invece il ruolo dell’Asl, le vicende sotto la lente dei magistrati si riferiscono al periodo in cui Francesco Ripa di Meana lavorava come direttore generale all’azienda ospedaliera di Piacenza, dove è stato per 6 anni fino al 2008. Successivamente ha ricevuto il suo primo incarico di direttore generale all’Asl di Bologna, dove è stato da poco riconfermato con un decreto del presidente della regione Vasco Errani. Prima però di ricevere l’ultima nomina per restare altri 4 anni nel capoluogo emiliano, Ripa di Meana era stato assunto a tempo indeterminato anche all’Ausl di Parma, come dirigente medico. Lì ha dovuto lavorare due settimane, giusto i giorni necessari per chiedere l’aspettativa e ritornare al suo posto a Bologna.
di David Marceddu e Antonella Beccaria
Inviato il: 9/11/2009
Tratto da una e-mail del bloscevico (il giornale del pmli):

Articolo de Il Bolscevico n. 41/09

FORMIGLI, UOMO DI PUNTA DEL PD,AL CENTRO DELL'INCHIESTA 'MANI SULLA CITTA''
All'ombra del PD una lobby di corrotti e corruttori controllava strettamente tutta l'edilizia in città. Nella rete della magistratura anche Scino, uomo di Renzi
Redazione di Firenze
È enorme lo scandalo edilizio per cui lunedì 26 ottobre sono stati messi sotto accusa politici PD, dipendenti del comune di Firenze e costruttori. 21 indagati, 17 denunciati, 6 persone agli arresti domiciliari e una in carcere. L'inchiesta denominata "Mani sulla città" è guidata dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi e i pm Giuseppina Mione e Leopoldo De Gregorio che hanno resi noti i nomi degli indagati e presentato dei video utilizzati per condurre le indagini. Una conferenza stampa circostanziata che ha inchiodato gli accusati. Le accuse sono, a vario titolo, di truffa aggravata, associazione per delinquere finalizzata all'abuso edilizio, truffa, falso, abuso d'atti d'ufficio. Sotto accusa dieci anni che corrispondono alle due giunte capeggiate da Leonardo Domenici (PD).
I ruoli di Formigli (PD)
e Quadra
Al centro dell'inchiesta Alberto Formigli (PD) e l'attività di Quadra, una società di progettazione che secondo le accuse aveva acquisito una posizione di monopolio in città, specializzandosi nelle demolizioni di vecchi fabbricati con costruzione di edifici residenziali, spesso in cortili interni, con perdita d'aria e di sole per i vecchi residenti, oppure in zone panoramiche rese edificabili. "Presso l'ufficio urbanistica del comune di Firenze gli interessi pubblici venivano sottomessi a quelli privati, in totale spregio rispetto all'obiettivo di una corretta e legittima gestione della cosa pubblica, e in particolare del territorio e dell'assetto urbanistico di una città come Firenze" scrive il giudice per le indagini preliminari (gip) Rosario Lupo. Quattrocchi stigmatizza: "Siamo davanti a una corrosione del rispetto dell'etica pubblica e della civitas".
Formigli è fra i fondatori di Quadra dalla quale si è formalmente dimesso nel 2003 quando entrò in consiglio comunale, dove è stato presidente della commissione urbanistica e poi, nel 2005, capogruppo in consiglio comunale, incarico da cui si è dimesso il 3 dicembre scorso proprio in seguito alle polemiche sul conflitto di interessi tra il suo ruolo di politico e quello di fondatore ed ex socio di Quadra. Secondo l'accusa, pilotava varianti al piano regolatore e deroghe ai regolamenti comunali con l'appoggio di Anton Giulio Barbaro (PD), consigliere comunale dal 1999, ex presidente della commissione urbanistica dal 2005.
Formigli è agli arresti domiciliari per associazione a delinquere, corruzione, falso e abuso d'ufficio, Barbaro ha evitato l'arresto perché dopo le elezioni comunali 2009 si è ritirato a vita privata.
Agli arresti domiciliari l'ex presidente dell'Ordine degli Architetti di Firenze Riccardo Bartoloni e il geometra Alberto Vinattieri, amministratori della Quadra. Quando non c'era bisogno di varianti urbanistiche, Bartoloni e Vinattieri, fra l'altro dipendente part-time del Comune, potevano contare stabilmente su due geometri dell'ufficio edilizia privata, Giovanni Benedetti (finito in carcere) e Bruno Ciolli (ai domiciliari), accusati anch'essi di associazione a delinquere e corruzione.
Come agiva la cupola dell'edilizia
Le registrazioni effettuate con microtelecamere negli uffici comunali mostrano che i soci di Quadra frequentavano giornalmente l'ufficio edilizia privata del comune di Firenze dove si confrontavano con i responsabili, i geometri arrestati, su tutte le richieste di permessi pervenute all'ufficio. "Rivolgersi alla Quadra significava ottenere i permessi che si volevano", ha detto il procuratore Quattrocchi.
Si vede Bartoloni mentre detta a Benedetti alcune modifiche per far approvare un progetto; poi Ciolli firma la pratica come capo ufficio, oppure Bartoloni che lavora al computer di Benedetti; il geometra Alberto Vinattieri lavora al tavolo di Benedetti. Anche altre società collegate a Quadra e imprenditori vari hanno beneficiato del "sistema Formigli". Fra i costruttori indagato Lorenzo Giudici, delle potenti e onnipresenti costruzioni Giudici. Indagato l'architetto Massimo Guidi, membro della commissione per il paesaggio del comune di Fiesole, da cui si è dimesso.
Grazie alle intercettazioni sarebbe stata riscontrata anche la falsificazione delle tavole di progetti. Il sodalizio tra gli indagati viene evidenziato dalla procura anche rispetto ad abituali scambi di badge per giustificare assenze, fra le quali una clamorosa: Ciolli fa una vacanza a New York ma avrebbe giustificato l'assenza dicendo di dover accudire la madre ammalata. Tra gli indagati anche la dipendente comunale che gli ha timbrato il cartellino.
I geometri comunali ne ricavavano cospicui vantaggi, sostiene l'accusa, come dimostrano i loro investimenti in Ucraina. Ciolli è comproprietario fra l'altro di due pizzerie a Uzgorod. Nell'inchiesta sono state raccolte tracce di compravendite di appartamenti a Sebastopoli. La figlia di Ciolli ha comprato un appartamento nel complesso Dalmazia, progettato da Quadra, con circa 100 mila euro di sconto.
Nelle intercettazioni emerge l'arroganza e la solidità del gruppo malavitoso: "Siamo i più forti del mondo" esclamano dopo l'approvazione di una pratica "difficile"; "Non si muove foglia che il capogruppo non voglia" quella registrata rispetto ad altre pratiche condizionate. E ancora: "Siamo più fedeli tra noi che con le mogli".
Gli interventi edilizi
sotto inchiesta
I procedimenti urbanistici contestati, che si configurano come veri e propri abusi edilizi, hanno spiegato i magistrati, riguardano 21 aree in altrettante zone della città.
Il reato di truffa aggravata riguarda costruzioni nell'ambito dei 20mila alloggi di edilizia agevolata: lavori, secondo l'accusa, fatti senza rispettare le barriere architettoniche, senza normative antincendio e falsificando le date d'inizio e fine lavori.
Alcuni esempi: la variante di via del Podestà (area agricola intoccabile) dove sono stati costruiti 19 terratetto, quella del Ferrale, dove un'area destinata a riserva naturale è diventata un centro di rottamazione. Questa variante è stata approvata a tempo di record anche dalla provincia allora diretta dall'attuale neopodestà di Firenze Matteo Renzi (PD).
Nell'edificio costruito dalla società Le Quinte in via di Scandicci, destinato agli affitti per i bisognosi, non sono state abbattute le barriere architettoniche né usato il prescritto materiale di bioedilizia né rispettate le norme antincendio nei garage.
Clamoroso il caso di via Ponte di Mezzo, dove un edificio è stato costruito in un cortile, praticamente addosso alle altre costruzioni. La famiglia che abita un piccolo terratetto era finita a gennaio di quest'anno sui giornali perché aveva invitato l'allora sindaco Domenici a prendere un tè da loro e a vedere con i suoi occhi lo scempio che stava accadendo. Invito formalmente accolto da Domenici che peraltro trovò più opportuno non farsi vedere.
In via Ponte di Mezzo e in altre zone, erano sorti comitati contro le mostruose costruzioni, che crescevano come funghi, che portavano in comune le loro proteste, esaminate proprio dall'ufficio urbanistica, che li liquidava con scarne risposte, "spesso supponenti" riferiscono. Risposte stringate, se non menzognere, anche alle 110 interrogazioni sui problemi dell'edilizia avanzate durante le due giunte Domenici dai partiti di destra.
Sotto inchiesta anche il parcheggio scambiatore di viale Europa, il complesso immobiliare di via della Torre, l'insediamento di via dei Cattani e la ristrutturazione della piscina delle Pavoniere, in gestione per 20 anni alla Uisp di cui, per l'appunto, Formigli era anche dirigente, in cambio della ristrutturazione affidata alla solita Quadra. Ci sono poi le demolizioni di vecchi fabbricati e la costruzione di residenze, con ingiustificati aumenti di volume: il complesso di via Silvani al Galluzzo, gli interventi in via Carlo del Prete, viale Cadorna, via Arnoldi, viale Corsica, via Della Valle e via Niccolò da Tolentino. Quest'ultima area, dove nel 2006 era stato sgombrato da un vecchio capannone il Centro sociale ex-Emerson, era stata destinata a servizi pubblici, verde pubblico e agricolo in quanto inserita nel parco storico della collina di Careggi; invece vi sono stati costruiti alloggi del solito piano "20 mila alloggi in affitto", in concreto mini appartamenti, per esempio per una coppia 30 metri quadrati, al costo di circa 600 euro al mese fra affitto e condominio.
Marcio tutto
Palazzo Vecchio
Questa inchiesta, insieme a quella sull'area di Castello con altri due boss PD, assessori della giunta Domenici, Graziano Cioni e Gianni Biagi, accusati di essere stati corrotti dalla Fondiaria di Ligresti, fa piazza pulita di ogni residua illusione sulla pretesa differenza delle amministrazioni in mano al partito di Bersani e alla "sinistra" del regime rispetto alla destra.
Ridicoli i tentativi del PD di smarcarsi dalle responsabilità di Formigli e Barbaro; finora di fronte a ogni problema hanno fatto quadrato attorno ai loro uomini, liquidando le accuse come strumentali. Così come il tentativo del neopodestà Matteo Renzi (PD) di accollare tutta la responsabilità alla passata amministrazione e a qualche "mela marcia": tutto il recente rimpasto di dirigenti comunali risponde evidentemente alla necessità di scardinare vecchie lobby per sostituirne altre, senza portare di dominio pubblico le motivazioni e le problematiche. Eppure nella rete degli indagati è finito anche un uomo di Renzi come Salvatore Scino.
Quello che emerge è un intero sistema di governo marcio, non certo la "poca trasparenza" o "superficialità" con cui si difende il PD cittadino. In fondo, come Berlusconi accusa di comunismo ogni magistrato che lo indaga, anche il PD fiorentino ha accusato di essere "strumentalizzati" tutti coloro che hanno osato porre dei punti interrogativi sull'attività edilizia.
Il primo problema è passare al setaccio il piano strutturale di Domenici e tutti gli atti dell'edilizia pubblica ma c'è anche, e soprattutto, il problema strategico, quello di fare piazza pulita delle istituzioni borghesi in camicia nera e dei politicanti borghesi che vi prosperano, lottando per Firenze governata dal popolo e al servizio del popolo


Asl di Massa e Carrara, buco da 200 e passa milioni, nel silenzio assordante di tutti.

Ero presente alla conferenza in cui Il Presidente Rossi,(se non sbaglio era un anonimo giornalista di una redazione locale, almeno così si è dipinto in una trasmissione Tv nazionale. Comunque, saremo lieti di leggere il suo profilo curriculare sia per gli studi che per la professione), all'epoca dei buchi, assessore alla Sanità, dichiarò: chi ha sbagliato deve rispondere, comunque i soldi ci sono, la Regione Toscana ha i soldi e con quelli potremo far fronte al buco di bilancio. Insomma, basta far capire a quei pochi che devono tirare la cinghia, che per far star ancora più bene poche persone che hanno rubato, dovranno tirare ancora di più la cintola. Il messaggio è che non ci saranno tagli o diminuzioni dei servizi sanitari e sociali gestiti dalla Asl in questione.
Ma crede veramente signora, che il mio amico che fa trapianti salvavite, lavorando anche 16 ore al giorno quando occorre, si debba limitare a guadagnare meno di un presidente di regione, che senza colpo ferire si porta a casa un centinaio di milioni di euro, più scorte, auto, autisti, viaggi, trasferte, eccetera? O di qualche oscuro funzionario o assessore o consulente di amministrazione pubblica?
Ma si crede veramente che basta pagare un chirurgo che vanta attività d'avanguardia, 6000 euro lordi al mese, per poter dire: lo abbiamo pagato come tutti, in base al nostro contratto?
E' questa la regione in cui vivo, con un appiattimento che imbarazza, ingiusto e disumano? E lei non trova di meglio che dirci che la direttrice de Il Manifesto non dovrebbe guadagnare quanto l'usciere? Quanto dovrebbe percepire, secondo lei? Dieci volte quello che incassa un simile giornale? 
O quanto si remunera l'Elefantino, che asserisce di percepire 600 mila euri, credo? Non sarebbe meglio che queste persone guardassero in faccia il mio amico, che alla fine dell'anno, lavorando migliaia di ore, si porta a casa non più di 150 mila euri puliti e con responsabilità notevoli? E chi dovrebbe pagargli quelle 230 mila euro che costa nel servizio pubblico un direttore di telegiornale a Rai3? Chi le paga lo sappiamo, ovvio.

Chiaro che quando si legge di fattarelli come quelli della Quadra, la Scuola marescialli (nome dato ad una colossale speculazione edilizia) e alla vicenda Monte Paschi, oltre asl massa, si capisce che è tutto un sistema che ormai è completamente marcio dalle fondamenta. Un sistema che ingloba tutto e tutti, nessuno escluso, compreso le istituzioni che dovrebbero controllare. Hai, hai, proprio i controlli sono la magica parola che permette di fregare tutto e tutti. Il controllo lo fa uno che poi dovrebbe controllare se stesso o un altro che dovrebbe a sua volta controllare lui. Poi chi nomina i controllori (ad esempio i commercialisti delle Asl)? Naturalmente la istituzione competente (comitato dei Sindaci, commissione comunale, eccetera). Vale a dire la politica.
Cara signora Gabbianelli, ci creda, lei non ci incanta certamente con i suoi ragazzi che girano con la camerina sotto al braccio, intervistando questo o quello, da uno della Compagnia delle Opere a uno delle Cooperative Rosse.
Sappiamo che fa tutto parte del gioco e la parte più attiva sa bene chi la recita: gli uscieri, bidelli, impiegate, eccetera, pronti a tutto per entrare in un posto di lavoro. Si è parlato per mesi di questa o quella ragazzotta, tutto sedere e gambe, che senza qualità particolari si fa largo nel mondo della Tv eccetera. Ma lei si è mai chiesta quali sono le qualità di una persona come la più grossa professionista politica al femminile dunque, la signora Finocchiaro? Si è chiesta quali sono le qualità politiche e abilità sociali e competenze della signorina Giorgia Meloni (nata a Roma il 15 gennaio del 1977. E’ giornalista professionista dal 2006. Cresciuta nel popolare quartiere romano della Garbatella, si è diplomata in lingue con 60/sessantesimi presso l’ex istituto Amerigo Vespucci. Ha iniziato il suo impegno politico a 15 anni fondando il coordinamento studentesco “Gli Antenati”, principale motore della contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione dell’allora ministro Iervolino).
O quelle di Paolo Cento, per fare un nome, o quelle di Walter Veltroni? Solo per fare dei nomi di gente che non fa l'avvocato ma come quasi tutti i politici sono giornalisti professionisti (e sappiamo perché)? Lo sappiamo? Lei lo sa perché Fini, Gasparri, Mastella, eccetera, sono tutti giornalisti?
Ma al netto di tutto, quali sono le vere competenze e abilità, conoscenze scientifiche e culturali di queste come di tante altre figure politiche, e sono così differenti da quelle di una Minetti o di Mara Carfagna, per dire di due donne vituperate ampiamente dall'infame campagna di delegittimazione di tipo stalinista tipica di certe persone?


Cancellato il merito, a Napoli torna la lottizzazione politica dei primari ospedalieri

Il particolare è contenuto della finanziara regionale approvata in fretta e furia lunedì scorso. Si aboliscono concorsi e graduatorie. E si restituis


Curiosità finale: il Taglialatela che sei anni fa denunciava lo scandalo della lottizzazione politica dell’Asl Napoli 2 non è omonimo del Taglialatela assessore di Caldoro. 

E’ proprio lui. E siede nella giunta che di fatto ha ripristinato la possibilità di ripetere quelle prassi.


Un compenso di 546.480 euro per tre anni di incarico affidato dall'Ausl di Piacenza. 
Il consigliere regionale della Lega Nord, Stefano Cavalli solleva - con un'interrogazione in Regione - il caso del dirigente medico Stefano Cencetti, già direttore sanitario dell'Ausl di Modena, ora incaricato, a fronte di un compenso di oltre 182mila euro annui (per tre anni), di seguire il progetto di "sostegno alla ideazione e sviluppo di tecnologie innovative" promosso dall'Agenzia sanitaria e sociale regionale.

«La delibera Ausl dello scorso 22 marzo (la numero 136/2012) che conferisce l'incarico al dottor Cencettiarriva dopo soli 12 giorni dalle sue dimissioni di direttore sanitario dell'Ausl di Modena - spiega Cavalli - La sua figura sarebbe stata selezionata da una banca dati on line di cui non viene però specificato il nome. Le persone sentite per un colloquio risultano avere competenze piuttosto differenti tra di loro e nessuno di essi figura nell'organico dei dirigenti medici dell'Ausl di Piacenza».
Con l'interrogazione Cavalli chiede quindi alla giunta regionale «per quale ragione non siano stati contattati per i colloqui medici già in organico dell'Ausl di Piacenza