24.2.12

Yara Gambirasio, il profilo del Dna dell'assassino è in mano agli inquirenti.

Ritorno con un secondo articolo, sulla vicenda di Yara Gambirasio, rimandando
 al precedente articolo per un precedente confronto espositivo.
http://www.blogger.com/post-edit.g?blogID=6292146423176665226&postID=4133228408386303747&from=pencil

Allora, da alcune settimane sappiamo che in una certa area geografica, in coincidenza con l'aggancio di una particolare cella telefonica, si è concentrata l'attività degli inquirenti. Ma soprattutto, dai prelievi di Dna effettuati, risulta che da un giovanotto, si è estratto un profilo di Dna parzialmente sovrapponibile a quello ritrovato su Yara (quindi appartenente al presunto offender).

Bene, se le cose stanno veramente in questi termini, direi che di fatto il caso Yara, almeno in base al tipo di modalità in cui si sono volute rivolgere le indagini (profilo genetico), di fatto è risolto.
Perché affermo questo? Perché se veramente si trova un Dna sovrapponibile in
 modo assai più che rilevante (in confronto al caso e al grado di imparentamento generale della popolazione locale), come si è detto essere accaduto, il profilo del Dna non può che essere già in mano agli inquirenti, cui non rimane che effettuare la lunga analisi di confronto tra il reperto del Dna ritrovato su Yara e quello dei parenti stretti (in linea retta ma non solo) del Dna del giovanotto cui si è accennato.

Ma veramente le indagini non potevano prendere un'altra pista, strategia e modalità di realizzazione? Ovviamente si, ma per una serie di eventi dovuti ad una cattiva partenza, poi proseguiti nell'ulteriore sviluppo (demolizione del cantiere di Mapello per ritrovare il corpo, la battuta nell'area vicina alla discoteca, dove il corpo non fu rinvenuto a suo tempo e altri errori e depistamente anche del tutto fortuiti (il ragazzo che accennna al furgone bianco, il muratore extra comunitario che telefona alla madre con errore di trascrizione in italiano eccetera), si è imboccata una pista che al mondo ha pochi casi almeno che io conosco (ne ho rintracciati solo 5 di cui due in Inghilterra, con esiti non troppo favorevoli), vale a dire, il prelievo del Dna di una fetta molto ampia di popolazione senza discriminazione di età, sesso e razza, riservandosi poi di effettuare il confronto dei Dna solo con un criterio (per area geografica in base all'aggancio della cella telefonica mobile).

Ora, ricordo che l'esame del Dna si dovrebbe coerentemente utilizzare per avere una ulteriore conferma biologica sul soggetto già ritenuto colpevole. Vale a diire, prima individuo chi, dove, come quando e perché e a quel punto, a ulteriore conferma, effettuo la prova del Dna (quando possibile), e devo necessariamente ottenere la riprova obiettiva.

Partire dal Dna per poi risalire all'individuo che ha compiuto l'omicidio, è un fatto del tutto irrituale e poco utile, a meno che non si sia ricorso ad una profilazione ben precisa del soggetto che ha compiuto (in via ipotetica ma su base comunque scientifica) il crimine. A quel punto, quando ho il profilo dell'offender (etnia, sesso, età, luogo di residenza e operatività, tipo di estrazione sociale, censo e aspetti culturali, più la ricostruzione del profilo tipico del funzionamento personologico (sistema della personalità in relazione al modus), individuo solo i soggetti che entrano nel profilo e solo a quelli effettuo il prelievo del Dna e opero il confronto. Se trovo una sovrapposizione pari ad almeno  il 99%, con una probabilità di diversi  miliardi di sbagliare, solo quel soggetto al mondo può possedere quel Dna.
Ma a quel punto, devo anche fornire la prova che quel soggetto, che risponde al profilo, che ha quel Dna e solo lui, in quel giorno e in quell'ora, era presente sul luogo dell'evento, o perlomeno aveva tutta l'opportunità temporale di esserci ed era altamente probabile che ci fosse (non potendo fornire una prova dirimente, che comunque non deve essere fornita dall'accusato, ricordiamocelo) ed eventualmente altri particolari e caratteristiche dipendenti dal modo in cui il fatto si è realizzato, nella sua possibile e molto probabile ricostruzione. 

In altre parole, l'assenza di testimoni e di riferimenti contestuali obiettivi, rende l'individuazione dell'imputato e la sua eventuale condanna, un fatto puramente indiziario, anche con la prova del Dna.

Ritornando a bomba sul caso Yara, ora potete capire, amiche e amici del blog, che seguire la pista del Dna è una strada infida e tutta in salita. Nel caso specifico, auguro che tutti i tasselli vadano al loro posto, e per questo, in base a quanto si è saputo (e di solito non lo tengo per certo, non tengo per certo nulla di quanto viene riportato "de relato" da chiunque), basta attendere il confronto dei reperti genetici per avere la risposta attesa. Ripeto: si tratta solo di attendere il confronto, perché in base a quanto sopra, il Dna deve già essere stato prelevato e non può essere che così.
Auguri.

a lorenzi
Personalità Violente
e Analisi Espressioni microfacciali
DevisCamp.



Aggiornamento 18 Settembre 2012

Leggetevi sotto e fatevi un'idea. Aggiungo solo: pensate che sfiga se anche il presunto figlio illegittimo, del presunto genitore deceduto, fosse anche lui già deceduto da un paio di annetti!!



Una marca da bollo su una vecchia patente e un francobollo su una cartolina. Isolato da residui di saliva ecco scovato il Dna che secondo chi indaga appartiene al padre del presunto assassino di Yara Gambirasio. L’uomo abitava a Gorno con moglie e due figli ed è morto a 61 anni, nel 1999. Ecco perché, per avere il suo profilo genetico, gli investigatori hanno analizzato degli oggetti che gli appartenevano. È l’ultima notizia che trapela dall’inchiesta sull’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra, uccisa da chi, a quattro mesi dalla scadenza delle indagini, non ha ancora un nome.
Ma che cosa c’entra quest’uomo con Yara? Il Corriere della Sera spiega che per arrivarci bisogna partire dal ritrovamento del corpo della tredicenne, il 26 febbraio del 2011, a tre mesi dalla scomparsa. Era sempre stato nel campo di via Bedeschi, ai margini della zona industriale di Chignolo d’Isola. Sugli slip e sui leggings della vittima viene isolato il Dna di uno sconosciuto: si trova in piccolissime tracce di sangue da gocciolamento. Scovare chi ha il profilo genetico perfettamente identico a quello, significa essere arrivati all’assassino.
Quindi caccia ai Dna. I frequentatori della discoteca Sabbie Mobili, che si trova vicino al campo dove Yata fu ritrovata, vengono sottoposti ai prelievi di saliva. Proprio da quest’ultimo ambiente emerge il dato che fa sperare nella svolta. Il profilo genetico di un ragazzo è simile a quello del presunto assassino, ma non è identico, quindi non basta. I suoi familiari vengono sottoposti al test. Le indagini si estendono quindi ai fratelli dell’uomo. Uno è vivo ma non c’entra. L’altro, invece, è deceduto. Ma quella del Dna è l’unica pista per le mani. Si cercano tracce biologiche negli oggetti che gli sono appartenuti, come appunto la patente e alcune cartoline. Viene estratto un profilo genetico. I punti di contatto con quelli del presunto assassino aumentano, per gli esperti sono significativi, ma ancora una volta non bastano. I figli del deceduto, così come i parenti lontani, vengono sottoposti al prelievo, esito negativo. Ma la pista di Gorno viene ancora battuta.18 settembre 2012