5.11.12

Considerazioni inattuali sull'omicidio di un figlio nei locali della Asl.

Introduco l'argomento con il copia e incolla da Il Giorno, che fornisce una cronaca puntuale
ma non del tutto comprensibile, anche per il fatto a caldo, certamente.
SAN DONATO (Milano) - Una rosa gialla e un lumino acceso sul luogo della tragedia. E tutto quanto resta di una manciata di minuti di follia quando un papà ha ucciso con una coltellata al cuore il suo bambino di 9 anni,
aggredito sotto gli occhi degli assistenti sociali. Poi l'uomo, si è suicidato pugnalandosi all'addome. Aveva premeditato tutto M. H. M., l'egiziano di 52 anni che ieri pomeriggio è arrivato al Centro psicosociale di San Donato per ammazzare suo figlio e che poi si è tolto la vita per disperazione.
Un piano deciso a tavolino nei minimi dettagli, a cominciare dall'arma del delitto. E una storia di lucida follia quella accaduta ieri pomeriggio nella struttura dell'Asl di via Sergnano a San Donato Milanese, una cittadina tranquilla e residenziale, che vive allombra della metropoli milanese.
Il movente dell'omicidio suicidio pare sia da cercare in quel matrimonio finito cinque anni fa con una donna italiana a cui era seguita una separazione difficile e dolorosa. Il giudice aveva stabilito che legiziano (un operatore turistico, in Italia con regolare permesso di soggiorno) avrebbe potuto vedere il figlio solo attraverso colloqui protetti, lontano dallabitazione dell'ex moglie, che risulta vivere a San Donato ma è probabilmente residente a Milano, e alla presenza di una psicologa per tutelare il bambino e anche l'incolumità della donna, terrorizzata da quell'ex marito violento che più volte aveva minacciato di portarle via il bambino per sempre.
I carabinieri della Compagnia di San Donato stanno scavando nella vita di M. H. M. Per quattro anni, il padre ha incontrato il figlio all'interno del Cps di San Donato. E ieri, alle 17, era previsto il solito colloquio settimanale. L'ultimo e fatale. Il padre è arrivato armato. In tasca aveva una vecchia pistola semiautomatica e un coltello da cucina, con una lama lunga una ventina di centimetri.
Secondo alcuni testimoni, l'uomo è arrivato molto agitato in sala colloqui, poi, uscito in corridoio, ha sparato subito un colpo di pistola contro il bambino, andato a vuoto. Forse l'arma si è inceppata, oppure l'unico colpo in canna è finito nel nulla. A quel punto ha estratto il coltello e si è avventato sul figlio, colpendolo diverse volte al petto. Poi si è tolto la vita con lo stesso coltello.
«E stata una scena raccapricciante — racconta Antonio Negro, uno dei testimoni della tragedia — non riuscirò mai a dimenticare la ferocia di quell'uomo, che a sangue freddo ha pugnalato il suo bambino». E un racconto difficile quello di Antonio Negro, che ieri pomeriggio si stava recando al secondo piano per raggiungere il figlio alla fine di una visita.
«Ho sentito un colpo di pistola — continua il testimone — e poi delle urla. Gli infermieri sono arrivati di corsa, hanno sollevato delle sedie e un estintore per cercare di fermare luomo. Il padre gridava andate via. Sembrava impazzito». Nessuno è riuscito a salvare quel povero bambino dalla furia di suo padre. «Ho visto il bambino a terra, il padre gli era sopra con un coltello da cucina. L'aggressore aveva i polsi pieni di sangue, come se si fosse tagliato le vene».
A nulla è servito lintervento dell'elisoccorso, il piccolo è morto in quel freddo e squallido corridoio, pochi minuti prima di suo padre, il carnefice. Dopo la conclusione dei rilievi effettuati dalla scientifica, i corpi di padre e figlio sono stati trasportati all'obitorio di San Donato, dove verrà eseguita lautopsia. Alla mamma, rintracciata solo dopo alcune ore, il compito terribile di capire il perché di una tragedia assurda.
Fonte: IL GIORNO

Come si vede, l'egiziano è indicato, in modo incomprensibile come M.H.M., quindi non sappiamo come si chiama. Qui un articolo di Repubblica, assai più rivelatore:



La donna in passato aveva presentato diverse denunce ottenendo che i colloqui col bambino avvenissero in una struttura protetta

Uccide figlio nel consultorio e si suicida
aveva già minacciato la ex compagna



Uccide figlio nel consultorio e si suicida aveva già minacciato la ex compagna
Il consultorio all'interno del quale è avvenuto l'omicidio
MILANO - Mohamed Barakat, 53 anni, l'uomo di cittadinanza egiziana che ieri, durante la visita in un consultorio familiare, ha ucciso il figlio di nove anni e poi si è tolto la vita, "aveva già manifestato intenzioni minacciose". Lo ha rivelato Rosalba Cilia, l'avvocato di Antonella P., madre del bimbo. Il Servizio minori, all'interno del quale è avvenuto l'omicidio, resterà chiuso fino a lunedì. "L'azienda non ha fatto alcuna comunicazione - ha detto un'assistente sociale - ieri quando sono cominciate le urla e il trambusto che ne è seguito, ci hanno mandato a casa di fretta e stamattina ci hanno soltanto detto di tornare al lavoro". 

Antonella P. "aveva presentato decine di denunce per le minacce manifeste che l'uomo le faceva e riguardanti il bambino", rivela ancora l'avvocato Cilia. Il legale, oggi a Palazzo di Giustizia di Milano per un colloquio con il pm Gianluca Prisco che segue le indagini sul caso, ha chiarito che "i due non erano sposati e avevano convissuto solo pochi mesi assieme, ma poi lui se ne era andato un mese prima che nascesse il bambino". 

L'avvocato ha ricordato inoltre i precedenti penali dell'egiziano: condannato negli anni '80 a 2 anni e 6 mesi di reclusione per alcuni furti, denunciato nell'83 per detenzione di stupefacenti e segnalato più volte in Questura con diversi nomi fittizi. 
Ieri, mentre si consumava il dramma nel consultorio di San Donato, la donna era a colloquio con il suo legale: "Stavamo predisponendo la costituzione di parte - ha spiegato Cilia - perché l'egiziano aveva presentato un ricorso contro gli incontri protetti con il bambino che gli erano stati imposti dal Tribunale". 
Questo era stato infatti l'unico risultato ottenuto dalla madre del piccolo, in seguito alle denunce: che i colloqui settimanali avvenissero in una struttura protetta, per l'appunto all'interno del consultorio. Precauzione che purtroppo non è servita a salvare la vita al bambino. 26 Febbraio 2009.
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Allora, adesso sappiamo che esiste sicuramente una perizia tecnica, relativa alle personalità e ai profili dei due genitori, lo ha dichiarato la signora Cilia in tv, quindi deve essere vero, no?, e la signora ci dice che esisteva una perizia o relazione che descriveva l'uomo come affetto da disturbo di personalità di tipo asociale e aggressivo, e che dovevano essere valutate tutti i precedenti, nella decisione di determinare la possibilità di incontrare il bambino in luogo protetto (asl) e sotto la sorveglianza, alla presenza e con l'assistenza, non so come definire) di una personapreposta, un educatore e alla presenza di una psicologa, forse presenza nella struttura, ma non necessariamente contestuale. 
Il padre entra con una pistola e un coltellaccio da macellaio, sale in ascensore e spara al bambino ma i colpi non vanno a segno, mena allora un paio di coltellate, il bambino riesce a scappare ma l'uomo ormai in preda a una determinazione irrefrenabile, lo raggiunge, e gli sferra altre coltellate (in totale otto vanno a segno e il bambino muore dopo circa un'ora. Immaginatevi la scena dentro la Asl, con le scale e il piano ricoperti di sangue, le grida del bambino, l'educatore designato che a detta della madre oggi, non era presente, ripeto lo dice lei e il bambino è stato aiutato da un dipendente della struttura che passava in quel momento, ma dal video e artivoli, si evince che una persona ha effettivamente accompagnato il bambino, va detto).
La madre dice: chi paga? Per cosa, signora, mi chiedo? Se il fatto era imprevedibile e le misure e procedure di affiidamento sono state rispettate, lei non può che fare spallucce e rimboccarsi le maniche. Poteva capitare per pura fatalità, e quindi a lei è toccato. Si rassegni.
Cosa dire, certo, se il medico o la psicologa che lavorano per il caso, avessero eventualmente segnalato qualche preoccupazione, cui però l'uomo non aveva dato adito, non si poteva fare nulla. Quindi, tutti ai lro posti come sempre e mi chiedo se veramente tutte le persone che per  conto dei poteri dello stato hanno preso parte a queste decisioni e ottemperanze, possono digerire tranquillamente e continuare ad avere sonni tranquilli. Io me lo auguro, ma al loro posto, e non so dire di chi, né vorrei dirlo se lo sapessi con precisione, non dormirei sonni tranquilli.
Il punto è che ci vorrebbe una piccola norma che stabilisce: in caso di danni a persone e cose, coloro che le hanno rese possibili sono puniti con misure idonee, a motivo della decisione di affidamento, o delle operazioni per l'esecuzione. Ecco fatto: così si finisce di fronte ad un giudice che saprà che deve individuare una o più persone responsabili, cui affidare una punizione e delle conseguenze. Faccio solo presente che se questa persona fosse entrata in una banca si sarebbe trovata la porta chiusa, fino a che non posava coltelli e pistole, almeno avrebbe dovuto tentare lo strangolamento, un fatto assai più lungo e aleatorio.
E invece: siamo alle solite, tutti colpevoli, nessuno colpevole, o meglio la legge è stata rispettata e ha trionfato. Restano solo due morti, tra cui un bambino innocente e disperato. Auguri.