4.5.12

Capire la Funzione Esponenziale e il Mondo: Darwinismo Sociale e Sociobiologia.

In questa lezione, Prof. Albert A. Bartlett, dipartimento Scienze Fisiche University
Of Colorado a Boulder, inizia il suo discorso sull'importanza della comprensione di una funzione esponenziale per capire la realtà che ci circonda. Sostanzialmente non si allontanerà molto dai discorsi del cugino di Darwin, Francis Galton, che affermava e prediceva 150 anni fa, che ci sarebbe stato un punto di rottura dovuto alla crescita esponenziale della popolazione e la crescita non proporzionale delle materie prime e del cibo (senza considerare il problema dei rifiuti, che Galton aveva solo intuito ma non elaborato).
Avrei potuto intitolare l'articolo: la funzione esponenziale e le leggi di Malthus, legate direttamente alla funzione esponenziale. Questo articolo, in particolare la Sociobiologia di cui siamo esponenti, fornisce risposte su: dove va lo sviluppo tecnologico e la crescita della popolazione, il benessere cresce con l'aumento esponenziale della popolazione, e ancora, lo sviluppo così come lo conosciamo, è sostenibile e fino a quando; corollario, i programmi di aiuto e di crescita e sostegno alla popolazione del terzo e quarto mondo, sono utili o sono senza speranza(dal momento che se diminuisco i tassi di mortalità, aumentano quelli di natalità e alla fine si arriva a un crack demografico)?

Per venire a domande più sulla pelle delle persone: la sessualità e l'orientamento sessuale (etero e omosessualità), sono biologicamente determinati oppure sono il risultato di influenze sociali o di semplici scelte di vita? (Chiaro che per  noi, la risposta è che l'orientamento sessuale è principalmente determinato da una particolare configurazione di alleli genetici, e pertanto, tutti i sociobiologi accettano la omosessualità come parte di un comportamento minoritario ma comunque salvato dall'evoluzione, quindi efficace e valido, da non discriminare). Similmente, persone in grado di dimostrare capacità e abilità anche straordinarie, ad esempio casi chiari di preveggenza, o capacità di compiere operazioni strabilianti di calcolo mentale (idiot savants) eccetera, sono attitudini ereditarie, contenute nei geni di costoro oppure sono dovute ad influenze ambientali precoci? Chiaro che anche qui, noi ricerchiamo prima le aree cerebrali attivate e quindi cerchiamo di individuare le configurazioni dei geni che questi individui hanno acceso, non certo crediamo che sia la mamma o il nonno ad insegnare a una persona a leggere alcuni avvenimenti del futuro o a fare calcoli mostruosi a mente e in pochi secondi o a ricordare libri a memoria, parola per parola.
Ora, se andiamo a prendere in considerazione il comportamento violento, ad esempio, il dibattito si fa più serrato: dire che un soggetto qualunque che manifesta violenza fisica è tale solo per la configurazione genetica può sembrare una forma di riduzionismo biologico, ma per il sociobiologo si parte comunque dai geni, non c'è dubbio, su cui poi l'ambiente iscrive e quindi regola e deregola, ulteriori impressioni che nell'insieme configurano la personalità che esprime violenza. Conosciamo casi ben documentati alla Spect e Rmn di configurazioni di personalità violente il cui comportamento esplosivo ed impulsivo è sicuramente dovuto ad anomalie specifiche di funzionamento di alcune aree cerebrali (nucleo mediale dell'amigdala, corteccia ventro-laterale della prefrontale e orbito-frontale, e altre aree, che fungono da crcuiti di raffreddamento (controllo del comportamento emozionale).
Chiaro che siamo lontani dall'affermare e provare che il comportamento violento (solo quello fisico), è il prodotto dell'azione di geni e quindi di sole anomalie di funzionamento di aree di Broadmann, però non ci stacchiamo molto da questa base biologica, terreno fermo e stabile, banco durevole di prova di tutte le teorie ed esperimenti. E' però altrettanto provato che ci sono veri e propri tirocini precoci alla violenza fisica, quindi dovuti alla azione della prevalente forza dell'ambiente. E questo è uno dei veri e propri terreni di scontro ma ancor più di critica e ricerca, al fine di giungere a una definizione sempre più precisa delle determinanti del comportamento violento nell'uomo e le sue modalità differenziate tra i due sessi.

C'è una scienza che si chiama Darwinismo Sociale (oggi è integrata nella Sociobiologia), che con un crescendo di critiche feroci da sinistra, sostiene, senza alcun pregiudizio ideologico, che la società è la risultante dei nostri geni e del terreno biologico degli esseri viventi (Premessa: il Darwinismo sociale è precedente a Darwin e comunque, vanta tra i suoi fondatori Malthus e Spencer).
Molti ricercatori e studiosi (biologi, etologi, medici, sociologi e psicologi e antropologi), hanno nel corso di questi ultimi 30 anni, portato molte ulteriori cartucce a questa scienza, che oggi è sempre screditata ma con meno forza rispetto a alcune decine di anni fa. Per dire, Galton è probabilmente il primo darwinista sociale consapevole di esserlo.
Si potrebbe dire, per fare un esempio brutale, che la società è quella che percepiamo perché è stata creata dal cervello degli uomini, vale a dire dai geni umani (al pari della società delle formiche mangiatrici di foglie, che vivono in una società di un certo tipo in base ai geni che possiedono. Notare che le mangiatrici di foglie, sono il più grande animale sociale mangiatore e trasformatore delle foreste africane, superano in quintali di vegetali lavorati, elefanti, rinoceronti eccetera. Possiedono altri individui di altre specie che utilizzano come schiavi e catturano e allevano prede. Che c'entrano le formiche con la specie umana? Già, che c'entrano?). 

L'assunto di base da cui muove, potremmo formularlo con la teoria del gene egoista, o con quella di fitness di specie, e altre formulazioni, a seconda delle teorie ed apporti delle varie discipline. Ad ogni modo, l'assunto e la via finale comune del Darwinismo sociale è che la società in cui vive e si sviluppa una popolazione (non solo umana), non può che derivare dalla natura del patrimonio genetico che si esprime: vale a dire che ci saranno interscambi mutevoli tra il gene e l'ambiente, che portano alla regolazione e deregolazione (vale a dire a far esprimere) di un certo quid di geni tra tutti quelli posseduti. Ovvero, si opera una selezione dovuta alle forze esterne (ambiente) sul genoma di una specie, in modo che la fitness permetta la sopravvivenza solo degli individui che esprimono tra tutti i vari alleli genetici, quelli che sono utili per la sopravvivenza ed eventualmente per dominare l'ambiente e i propri simili.
Se il lettore non conosce la biologia, troverà molto difficile comprendere questa sintetica introduzione, ma non ci sono altre strade per spiegarla.
Per fare un esempio in base al modello del Gene Egoista (di cui nessuno vi parlerà mai), gli atti di altruismo anche eroici che sono offerti dall'uomo, sono in realtà volti a preservare i propri geni, anche se in modo paradossale. In questo caso, la spinta che fa muovere l'azione altruista è la sopravvivenza dei propri geni attraverso quelli della propria specie (che si trovano in altri individui).
Non esiste solo una sopravvivenza come individuo ma in tutte le specie, e ripeto il tutte, la sopravvivenza è importante anche come specie. C'è quindi un punto di equilibrio che si raggiunge tra geni propri e geni di specie e quando questo equilibrio si sposta verso il secondo termine, è possibile l'altruismo (compiere un'azione che limita la propria capacità di sopravvivenza in favore di altri).
Moltiplichiamo e sommiamo tutte queste forze e leggi che sono all'opera e otteniamo i comportamenti dell'essere individuale dentro un organismo più ampio, la società, che quindi rispecchia la costruzione genetica dei suoi singoli e la contempera con i fattori ambientali. 
Notare bene che i geni sono fatti per reagire e adattarsi all'ambiente, non il contrario. Il punto è capire cosa comprende la nozione di "ambiente". Ma questo ci porta qui troppo lontano.
Per citare Wilson, fondatore della Sociobiologia:
la mutualità forzata tra geni e cultura è un’invenzione accademica perché la cultura è il prodotto di meccanismi psicologici prodotti evolutivamente, ma non il contrario dato che i geni tengono al guinzaglio la cultura (1974).  E inoltre :
... i geni prescrivono un insieme di processi biologici che chiamiamo regole epigenetiche che incanalano la composizione della mente. La cultura è la traslazione delle regole epigenetiche in modelli aggregati di attività mentali e comportamenti. In effetti i geni sono legati alla cultura, ma in un modo molto sottile. Per rendere metaforicamente più vivida questa relazione la chiameremo informalmente principio del guinzaglio: la selezione naturale genetica opera in modo da tenere al guinzaglio la cultura.-

In ultima analisi, o si accetta questo punto di vista, in base al quale la biologia è primitiva e prevalente sul comportamento umano e quindi anche nel determinare lo sviluppo sociale, oppure non lo si accetta e si arriva a conclusioni sociocentriche (o sociocratiche come dico io), in cui l'ambiente assume un effetto modulante e modellante sul singolo e sulla società nel complesso. Naturalmente questa posizione non ci spiega nulla sul criterio di dominanza, imposizione, sottomissione e tanti altri fenomeni e comportamenti che osserviamo da migliaia di anni nelle società umane. E tutti coloro che si impegnano in una sorta di esplicazione di tali comportamenti, finiscono per impantanarsi in astrusi quanto ridicoli ragionamenti pseudo o para scientifici. Certamente non Popperianamente scientifici (e spesso, neanche sensatamente logici).
Certo, oggi ci sono differenti correnti della sociobiologia, e nessuno parte dal presupposto deterministico dei geni, così come il determinismo meccanicistico di Marx si è rivelato del tutto errato in campo economico e sociale. Lo ripeto: i geni sono fatti per essere aperti all'ambiente, si attivano in base a come l'ambiente agisce e retroagisce su di essi: senza questa capacità, non sarei qui a scrivere questo articolo.
E non avete idea di quanti attacchi sono stati portati (senza preoccuparsi di fornire sostegni scientifici) al povero Wilson e a tutto il corteo di successivi ricercatori, (cito gli amici e amiche Cosmides e Tooby, psicologi dell'evoluzione molto affini alle posizioni sociobiologiche), tutti seri e assolutamente rigorosi, mai in televisione o sui mass media. Per la scuola tedesca, gli allievi del povero Lorenz, sono del tutto scettici e considerano i sociobiologi dei semplici biologi che si definiscono in tal modo.
Ma certamente, su molti punti tendono a convergere con i sociobiologi, che rappresentano un'isolotto, nell'oceano dei professori di psicologia, etologia, antropologia, biologia e medicina. Tra questi, un 5% tende ad assumere posizioni non contrarie alla sociobiologia.

Dawkins R., Il gene egoista. Mondadori (1994)

Futuyama, D. J., Evolutionary biology. Sinauer Sunderland, Massachusetts(1979)
Hamilton, W. D., “The evolution of altruistic behavior”. American Naturalist 97: 354–356 (1963) Importante è la Legge di Hamilton da cui muove Dawkins.
Hamilton, W. D., “The Genetical Evolution of Social Behavior”. Journal of Theoretical Biology 7 (1): 1–52 (1964)
Lumsden C. J., Wilson E. O., Il fuoco di Prometeo. Le origini e lo sviluppo della mente umana, Mondadori (1984)
Segerstrale U., Defenders of the Truth: The Sociobiology Debate. Oxford University Press (2000)
Wilson E. O., Sociobiologia: La nuova sintesi. Zanichelli (1983)