18.5.12

Festival Cinema di Roma, fiera del nepotismo.

Io lo riporto da Facci, che sicuramente sarà stato tacciato di faziosità acuta,
ma comunque.

Festival di Roma fiera del nepotismo


Anche il cinema risente del costume italiano del nepotismo ragion per la quale il terzo festival di Roma vede questi strani intrecci:

"La terza edizione del «Festival del film» diretto da Gian Luigi Rondi, che chiude oggi, ha visto molto apprezzato L'uomo che ama di Maria Sole Tognazzi, figlia di Ugo Tognazzi e sorella dell'attore Ricky Tognazzi e del regista Gianmarco Tognazzi, il cui padrino, alla nascita, era Gian Luigi Rondi. Molto apprezzata, per lo stesso film, anche la vice-regia di Martina Veltroni, figlia dell'ideatore del festival Walter Veltroni, a sua volta figlio del dirigente Rai Vittorio Veltroni, la quale (Martina) aveva già lavorato come assistente alla regia in Caos calmo di Giovanni Veronesi, fratello dello scrittore Sandro Veronesi, autore del romanzo Caos calmo, molto amico (Sandro) di Walter Veltroni, con protagonista (in Caos calmo) il regista e attore Nanni Moretti, sposato con Silvia Nono, figlia del compositore Luigi Nono e sorella di Serena Nono, ex di Massimo Cacciari, la quale (Martina) è stata aiuto regista anche in Parlami d'amore di Silvio Muccino, fratello di Gabriele Muccino, questo dopo aver lavorato (sempre Martina) con Carlo Verdone che è fratello di Silvia Verdone che è moglie e agente di Christian De Sica, figlio di Vittorio De Sica e padre di Brando De Sica, regista 25enne diplomato in California (diversamente da Martina Veltroni, che studia a Manhattan) e fratello di Mariarosa De Sica, sceneggiatrice, il quale (Brando De Sica) al Festival ha presentato il pure apprezzato Parlami di me, film dedicato al padre Christian e scritto anche da Maurizio Costanzo, ex marito di Simona Izzo, doppiatrice e regista assieme alla sorella Rossella Izzo, la quale (Simona) ora è la moglie di Ricky Tognazzi dopo esser stata la compagna di Antonello Venditti con il quale ha avuto un figlio, Francesco Venditti, che è attore e che esordì nel 1996 in Vite strozzate di Ricky Tognazzi, e che ha avuto un recente successo nella miniserie di Raiuno Amore proibito, interpretata assieme ad Adriano Giannini, figlio di Giancarlo Giannini, e a Claudia Zanella, figlia di sua madre.

La terza edizione del «Festival del film» ha visto anche la gradita presenza di Carlo ed Enrico Vanzina, figli del regista Steno, che hanno presentato un film sul padre esattamente come Brando De Sica, ma diversamente da Marco e Claudio Risi, figli di Dino Risi, che al padre hanno dedicato solo una mostra, mentre Erminia Manfredi, moglie di Nino Manfredi, assieme alla figlia Roberta, produttrice, e al figlio Luca, regista ed ex marito di Nancy Brilli, precedentemente sposata con Massimo Ghini, hanno riproposto (Erminia, Roberta e Luca Manfredi) L'avventura di un soldato di Nino Manfredi. Toccante anche il film-testamento sulla propria malattia di Gil Rossellini, figlio di Roberto Rossellini, regista del celebre Roma città aperta."

Un vero e proprio monopolio per il quale bisognerebbe sensibilizzare il garante. L'indagine è del famigerato Facci e pubblicata su il Giornale, quindi qualcuno dirà che non è vero.

Naturalmente si tratta di robetta in confronto a certe situazioni (certamente del tutto legali) che si trovano a Bari:

Come farebbe a funzionare l'Università Aldo Moro di Bari senza la famiglia De Santis? Il direttore amministrativo dell'ateneo Giorgio De Santis, segretario del consiglio di amministrazione, può vantare ben dodici parenti stretti tra i suoi «sottoposti». La moglie e la figlia, innanzitutto. C'era anche un fratello, recentemente andato in pensione. E poi la cognata, la sorella della cognata e ben sette nipoti (di cui due acquisiti). Del caso a Bari si sa un po' da sempre, ma a segnalarlo fuori dai confini pugliesi è stata Striscia la notizia. De Santis ha promesso davanti alle telecamere che non ci saranno altri parenti tra le prossime assunzioni dell'università. Del resto la riforma Gelmini glielo impedirebbe.
Il record della parentopoli è già suo. L'ambiente universitario si presta a casi di familismo anche in altre città, ma dodici è per ora un primato inarrivabile. 
Siamo sicuri che qualche denuncia anonima e qualche situazione giunta sui giornali, come il caso del figlio di un emerito professore, uomo della Intellighenzia di sinistra, che poi ha dovuto ricorrere ad una tutela legale della sua immagine, certamente dovuta a speculazioni della stampa, siano giunte a chi di dovere, che probabilmente non avrà disposto indagini o non avranno dato alcun risultato.
Infatti, quando mai si impedisce con indagini e denunce, la situazione di favoritismo, disparità di posizioni e il familismo (biologico e non) che si riscontra in quasi tutti i concorsi pubblici?
Certo, la nuova legge anticorruzione servirà a ben poco: lo abbiamo già detto più volte.
Non basta un a legge che vieta lo stupro, né un aumento della sanzione per corrotti e corruttori (ricordate il termine "dazione ambientale" coniato da Di Pietro, che teneva il posto per la semplice parola "tangente, pacco, contropartita)?
Ora, nel caso dei concorsi pubblici, o selezioni o nomine è chiaro che non ci sono dazioni ambientali ,ma semplici scambi di favori, regolamenti di conti, reciprocità (io ti metto il figlio alla mia scuola e tu il mio alla tua) e situazioni simili. 
L'unico modo per rimediare sarebbe incentivare i competitori a segnalare situazioni in cui ci sono persone che vantano legami di qualsiasi genere con l'ente e con qualsiasi dipendente e collaboratore dello stesso. Anzi, sarebbe il caso di rendere obbligatoria la dichiarazione (all'atto della domanda di ammissione al concorso), di non avere legami di qualsivoglia natura con l'ente e di non avere legami di parentela con personale di esso. Forse, almeno in questi casi, i distratti potrebbero decadere dalla posizione raggiunta (certamente per molti, quella di vincitori del concorso o collocati utilmente in graduatoria). Ma se nessuno dice e fa nulla, vuol dire che le cose devono restare come sono. Non ci sono leggi che fanno cambiare la testa delle persone. Nè tanto meno la lettura della Bibbia, tanto cara al Dottor Piercamillo Davigo. Infatti se non fosse una tendenza del comportamento, iscritto nei geni del genere umano (e non solo), non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di inciderlo sulle dieci tavole: Non Rubare.