11.11.10

Professoresse disoccupate e creatività.

Da tempo ascolto videoconferenze in cui si discutono aspetti critici del sistema
 scolastico occidentale (quello orientale è in genere anche peggio, lo dico subito).

Il refrain è lo stesso da almeno 40 anni: il sistema scolastico è troppo avvilente, appiattisce le personalità e non è basato sui talenti e predisposizioni individuali ma su una serie di nozioni e utilities che serviranno nella vita, per inserirsi nel sistema produttivo sociale.

Ora, da almeno 50 anni, coloro che sono attenti a certe tematiche e hanno i mezzi per poterlo fare, mandano i loro figli in scuole privato, dove al centro è posto il bambino, i suoi talenti, predisposizioni e la sua creatività, liberamente dispiegata, senza curarsi troppo se questi apprenderà l'inglese o il computer.

Uno dei più fondati, seri e collaudati è il metodo educativo steineriano, basato sulle concezioni di Rudolf Steiner, che si basa su attività pratiche, sulla collaborazione reciproca e sulle predisposizioni e desideri, sulla creatività e immaginazione dei bambini. Chi è inserito in queste classi, composte da 10-12 bambini di età variabile dai 3 ai 7 anni, in genere non soffre molto problemi di handicap o decalage, proprio per il tipo di lavoro che viene svolto da e sui bambini. Né si rilevano problemi da DAHD (non che il disturbo non esista, ma è poco rilevabile, perché il contesto non lo favoisce, al pari di altri ritardi specifici di sviluppo (non quelli generalizzati).

Ad esempio, mentre in una classe di prima elementare si segue il rigido programma ministeriale, nella classe steineriana quella mattina magari, i bambini sono invitati a fabbricarsi la merendina, con tanto di farina, acqua, lievito e forno.

Durante il pomeriggio, invece che seguire stilizzati esercizio fisici (ginnastica, pallavolo, calcetto etc), tutti sono sollecitati all'espressione corporea, magari scegliendosi dei vestitini o fabbricandoseli con carta colorata e poi a muoversi secondo una propria espressività, e anche tutti assieme fin che è possibile.

Insomma, il risultato è che alla fine del percorso scolastico, i bambini sono tutti motivati, hanno sviluppato grande capacità di coinvolgimento nelle atività, concentrazione (spesso anche troppa) e sempre divertendosi. Anche le nozioni di grammatica sono basate sugli stessi metodi del fare: ad esempio disegnare delle lettere e poi combinarle assieme e apprendere a pronunciarle e a dare un significato. Idem per l'aritmetica, si comincia manovrando dei bastoncini o delle palline e a contarle infilandole dentro un recipiente e poi a toglierle.  Ma naturalmente le varianti sono tante e tutte valide.

Insomma, a chi serve la scuola primaria e secondaria di oggi? A impiegare le professoresse, a seguire programmi ministeriali e a forgiare bambini tutti uguali, tolleranti, pronti all'uso del computer, a parlare l'inglese e a svolgere lavori dall'impiegato all'avvocato o al medico. Ma è tutto quello che serve e possiamo auspicare per un bambino che tra i 5 e 6 anni deve iniziare un percorso educativo?

La domanda non è affatto retorica, né scontata, purtroppo. Se vostro figlio non conosce l'inglese ma sa disegnare da dio dei fumetti, oppre sa usare i software per produrre cartoni animati e inizia a farne, magari senza conoscere una nozione di diritto o di Divina Commedia, a 20 anni, può ottenere contratti per produrre lavori valutati centinaia di migliaia di euro.

Infatti è questo il punto della società di oggi: 1000 impiegati o avvocati non valgono un decimo di una sola mente che riesce a creare qualcosa di notevole e di successo. E chi fa l'avvocato o il medico non ha certo bisogno di creatività, mi spiego? Lavora con alcune parti del suo cervello ma poco o punto con quelle meno razionali, più intuitive e intime, profonde e spesso neanche razionali, se non addirittura illogiche o meglio, a-logiche. Negli anni '60, durante il boom e la dolce vita, servivano braccia e gambe, e pochi facevano soldi e tanti, con la creatività (che non va confusa con la capacità di mediazione e di intrallazzare).

Dagli anni '80, immaginazione e creatività sono il differenziale, il muro invalicabile che separa le persone: da una parte un esercito di esecutori, dipendenti e indipendenti, che magari possono anche guadagnare 2-3 milioni di euro all'anno (penso a qualche notaio o architetto), dall'altra poche migliaia di persone che senza mediazioni, inciuci o sottomissioni, inventano e creano dal nulla quello che non c'era fino a un minuto prima (e guadagnano i pochi anni centinaia di migliaia di milioni di euro).

E se le cose non vanno così, si dirà, non è meglio qualcuno che almeno è pronto a inserirsi nella macchina produttiva che consciamo? Ma il punto è proprio questo: la macchina produttiva di domani non la conosce nessuno! Nè tantomeno i tromboni e maghi dell'economia (un mio vecchio professore mi diceva che lui insegnava filosofia sociale e politica perché non era capace di cavar soldi dalla borsa. Evidentemente, aggiungeva, se tanti dei grandi economisti lo fossero, farebbero cappellate di soldi, senza aver bisogno di altre attività).
E comunque vi tranquillizzo, la risposta è semplice: mal che vada, dopo un percorso di 12-13 anni, i ragazzi saranno capaci di conseguire pratiche e attività che contribuiranno a renderli meno ansiosi e angustiati, e forse anche più felici.
A quel punto potranno tranquillamente inserirsi in un percorso universitario, di per sé più libero e contrattabile nei programmi, e laurearsi, se lo vogliono.
Tutti ne parlano ma nessuno si cura di non ucciderle nei bambini, come si fa nella scuola elementare e via salendo (creatività, predisposizioni e abilità).

Sir Carlo d'nghilterra, intervenedo a una cerimonia di un vecchissimo college, affermò: è chiaro a tutti che la scuola, rende esattamente le posizioni della famiglia di origine. Per il figlio di un commerciante, pur benestante, non basta mettere il figlio nella stessa classe del college di prestigio, frequentato da figli di baronetti e ambasciatori. Costoro, nella vita reale, avranno comunque, a parità di voti, una molteplicità di occasioni e migliori collocazioni.
(naturalmente Sir Charles, non include quelli come Mark Zuckerberg o il vecchietto Bill Gates, che durante i loro percorsi scolastici, se ne stavano tranquilli, con buoni risultati ma sempre con la testa tra le nuvole e impegnati in astrusi progetti del tutto incomprensibili anche ai loro amici).

Se quel ragazzotto di Facebook avesse trovato impiego coerente con i suoi studi, oggi magari sarebbe uno dei tanti manager di successo che guadagnano da 3 a 500mila dollari l'anno. Invece, ha voluto seguire un suo sogno, guadagnando in tre anni milioni di volte quelle cifre.

Meditate gente, prima di mandare a scuola elementare i vostri bambini, almeno quelli che possono scegliere con criteri differenti dalla semplice vicinanza geografica. Non è importante che il vostro bambino sia riempito di nozioni (a cominciare da quelle di diritto, tolleranza, eccetera), quanto che sia inserito in un contesto che non lo uccida, e ne faccia sopravvivere le sue attitudini. Meglio un buon cuoco e pizzaiolo che un frustrato esperto di sistemi informatici. O se volete, meglio un mago del disegno di fumetti e di software grafico, che un laureato con 110 e lode in ingegneria informatica.
Questo è quello che sta accadendo da sempre in molti college americani e inglesi, dove però si pagano rette tra le 2.500 e i 3.500 dollari al mese. Ma quando escono fuori, questi ragazzi sanno cosa vogliono fare e chi sono.

a. lorenzi  ric. neuroscienze e psicologo evolutiva       fibromind.blogspot.com
laura di Carlo   ginecologia e pediatria
albertolo502@gmail.com