27.4.12

Giallo Via Poma, Simonetta Cesaroni, Busco, Vanacore e Co.

Ieri sera ho resistito in Tv e ho guardato fino alla fine il Film di Faenza
(docente di sociologia a Pisa, ora credo a Roma, docente che a Pisa capitava ogni tanto, si vedeva che l'insegnamento era l'ultima sua preoccupazione della vita ma naturalmente potrei sbagliarmi, come si dice, e inoltre ci sarebbe
da allargare il discorso a molti altri e in ogni settore pubblico, quindi niente di personale) sul Delitto di via Poma. Premetto che per me è stata una prova durissima, dal momento che reputo Silvio Orlando, poco più di una macchietta, per nulla convincente, sempre sopra le righe e mai dentro la parte con una perfetta naturalezza. Prova durissima anche per l'orgia di pubblicità cui mi sono dovuto sottomettere, un vero e proprio lavaggio del cervello.
Va bene, ora vi posso dire qualcosa su quanto emerge dal film, facendo finta che racconti tutte le cose in modo giusto, sia pure con l'enfasi sballata di ogni fiction.
L'azione è dominata dal protagonista, appunto l'inquirente interpretato dall'enfatico Silvio Orlando, che nell'insieme, in un clima di indifferenza generale attorno a sé, si prende di punta il caso, perché a suo dire, non si può morire in quel modo a 20 anni.
Allora, tutto quello che vediamo fare da questo inquirente, che praticamente assurge, volente e per lassismo dei superiori, a figura dominante dell'indagine, è una congerie del peggio del peggio di quanto si può fare per mandare una indagine assai complicata in malora, sia pure animato dalle migliori e nobili intenzioni.
Purtroppo queste situazioni erano molto comuni in Italia fino a tutti gli anni novanta, in cui vecchi metodi di indagine e di escussione dei testimoni e indagati (spesso sottoposti a veri e propri massacri psicologici, che a nulla servono se non ha creare diffidenza generale e a estorcere ammissioni e confessioni del tutto fasulle), erano la prassi, tipica di molti stati post fascisti e comunisti.

La scena del crimine non fu isolata debitamente e il film neanche fa cenno al fatto che il pavimento e le maniglie e porte furono lavati e ripuliti, o se ne accenna lo fa nel secondo tempo, facendo passare il particolare come un fatto del tutto secondario. 
Tutto nasce da questo punto, nel mancato congelamento della scena del crimine, che non ha tuttavia impedito di ricostruire i fatti comunque con una certa precisione. Purtroppo un altro grave errore è stato quello di fissarsi sul ruolo del portiere, Vanacore (poi suicidatosi a pochi giorni da una delle solite udienze nel 2010), il quale probabilmente oltre a non entrarci niente era solo un fidato uomo del vecchio Valle, con cui la notte dormiva per fargli compagnia, dal momento che il vecchio professionista viveva da solo. Credo che proprio quel pomeriggio di domenica il Valle gli avesse regalato una torta, ma potrei sbagliarmi, come si dice.

Insomma, sono stati volta a volta tirati dentro tutti i possibili sospettati, torchiandoli e emettendo misure di restrizione della libertà, del tutto inutili e compromettendo la vita di molte persone. Penso al nipote dell' Ing. Valle, che le televisioni, davano come il probabile killer, dopo l'arresto del Vanacore, anche lui passato dai giornali come il mostro di Via Poma, il mostro dagli occhi di ghiaccio. Per non parlare del titolare della cooperativa per cui lavorava la povera Simonetta, torchiato e rigirato in tutti i modi, inutilmente.
Da ultimo, ed arriviamo ad oggi, il fidanzato di Simonetta, Raniero Busco, che con schermaglie fatte di perizie, contro perizie e super perizia finale, si arriva alla sua condanna a 24 anni in nome del popolo italiano da parte della corte d'assise. Oggi, la Corte d'assise d'Appello ha stabilito che il popolo italiano si era sbagliato e riformandone la previa decisione, il popolo italiano stabilisce e giudica Raniero Busco assolto per non aver commesso il fatto. Insomma, Raniero era estraneo alla vicenda.
Uno dei tanti casi simili a quelli in cui qualcuno si ritrova in carcere o agli arresti domiciliari per un caso di omonimia o perché qualche persona da qualche parte del mondo asserisce che la persona che era sul posto di un crimine era simile a voi.  Il solito caso di falsa detection, il più frequente caso di errore sulla persona oggetto di un riconoscimento, quando non ci sia mala fede ad opera di avanzi di galera che una volta catturati si dichiarano pentiti e vengono ammessi al ruolo di collaboratori di giustizia.

Ma nel caso di Simonetta, purtroppo siamo nel classico caso in cui persone fasulle, testimoni fasulli, telefonate anonime fasulle vengono considerate e sottoposte ad accertamenti e verifiche, come il caso di quel tipo austriaco, che era descritto come un collaboratore o informatore dei servizi, un personaggio che, all'analisi computerizzata espressiva, si rivela una personalità che non posso descrivere qui perché non è il luogo. Inoltre, il test del dna era iniziato da poco, ancora si procedeva con l'esame dei gruppi sanguigni, che comunque nel caso di Simonetta, poi applicati successivamente, si sono rivelati del tutto inutili e privi di alcun elemento concreto, purtroppo. E questo non fu dovuto ad errori della scientifica, solamente le cose a quel tempo giravano in quel modo, così era lo stato dell'arte. Inoltre, concordo con Montella, quell'omicida, quasi certamente conosciuto da Simonetta, ha avuto una dose notevole di fortuna, ma proprio tanta.

E' vero che il caso era molto difficile, scena compromessa, personaggi enigmatici, figure di alto livello immesse dentro un contesto vicino o contiguo ai Servizi (ovviamente coperti) e una serie di false piste cui si è voluto dare seguito, sbagliando clamorosamente. 
Recentemente assieme ad amici ed amiche abbiamo fatto una chiacchierata con una persona che si è interessata da molti anni a puro titolo personale ed intellettuale, al caso Tenco. Devo dire che ci ha persuasi a non prendere per oro colato le conclusioni cui sono giunte le indagini, ancor più dopo la riesumazione della salma del povero Luigi Tenco. Così come di non accettare per oro colato, solo perché è la televisione che ci fa vedere delle cose, che gli americani sono sbarcati sulla luna con ben 4 missioni. Ci sono testimonianze della moglie di Kubrick (che è una delle figlie di un grande regista cinematografico dei tempi del Reich), che Kubrick ha girato le immagini dello sbarco in un set segreto approntato dalla Nasa (che aveva scaricato da alcuni anni il povero Von Braun).
Se volete, alcune immagini sono su youtube e sarebbe interessante capire come, chi e perché sono finite lì. Qualcuno le aveva e le ha caricate, certo non la Nasa o la Zia. Solo per dire che Kubric è morto con un ultimo film dal titolo Occhi Ben Serrati, che significava la visione penetrante del mondo con gli occhi della mente, vale a dire, non con gli occhi degli altri e dei media in particolare.
Perché Kubrick si è prestato a girare quelle riprese tremende, del primo sbarco sulla Luna? Sua moglie può dircelo con precisione e forse anche la coppia di fedelissimi governanti toscani che lavoravano a casa sua. Particolare di nessuna importanza: un libro di Von Braun dedicato a descrivere lo sbarco, in copertina raffigura una immagine di una impronta delle tipiche scarpe degli astronauti sul suolo lunare. Una delle immagini chiave che sono rimaste nell'immaginario mondiale dello sbarco sulla Luna: E il libro era del 1958. 
La mia conterranea Oriana Fallaci (che ha scritto il suo primo bestseller Se Il Sole Muore proprio sulle future missioni Apollo) era una indefessa americanista e se mai avesse saputo che gli usa non sono mai stati sulla Luna ne sarebbe morta di dolore. Oriana, dovunque sei ti voglio bene e sei stata un riferimento per me, specie quando ti venni a trovare al Principe, cercando di eludere i tuoi "carabinieri" come li chiamavi, per farmi ricevere da te. 

Alla prossima, il gruppone.