22.2.11

Iperventilazione da stress e sintomi correlati-

Quando inspiriamo, facciamo entrare, attraverso l'abbassamento del diaframma,
 una quantità di Ossigeno, O2, che va a legarsi con l'emoglobina dei globuli rossi del sangue, riducendola, e infine, restituendo nell'ambiente O2 sotto forma di Anidride Carbonica CO2 o Diossido di Carbonio, più propriamente.

Ora, è bene sapere, che una normale respirazione, satura di O2 tutti i gruppi di Emoglobina dei globuli rossi, e inoltre, la quantità totale di O2 presente nell'aria è pari al 21%, quindi coincide con l'O2 che introduciamo con l'inspirazione, mentre l'O2 che eliminiamo con l'espirazione è pari al 14%. Vale a dire, che meno di un terzo dell'O2 che respiriamo è trattenuto e introdotto nel sangue.

Ma c'è da dire anche dell'altro: la CO2, non è affatto una sostanza dannosa come si dice comunemente, si parla spesso di un veleno, di cui si può morire. Nelle normali condizioni fisiologiche, una eccessiva deplezione (eliminazione con il respiro), di CO2, è causa di non pochi problemi.

Una delle più comuni modalità di eliminazione di quantità eccessive di CO2 è infatti dovuto a IPERVENTILAZIONE CRONICA, dovuta ad atti espiratori molto frequenti e corti, o a maggiore profondità degli atti inspiratori con eccessiva espansione della cassa toracica, specie se il diaframma è poco mobile, spesso per fenomeni di tensioni muscolo-tendinee, dovute a stress.

Intanto, se la saturazione dell'Emoglobina è al massimo con la normale respirazione, praticamente, introdurre una maggiore quantità di O2 non avrà alcun effetto benefico (anzi, concorrerà a formare radicali liberi, che si basano su un atomo di Ossigeno con un elettrone spaiato), dal momento che per essere utilizzata, occorrerebbe aumentare il numero di globuli rossi! Insomma: è il numero di globuli rossi a determinare quanto O2 può essere assorbito e utilizzato, non serve a nulla, utilizzare più O2, quando i globuli rossi sono già saturi di O2, anzi, ciò è fonte di piccoli ma spesso grossi guai, quando questo aspetto che abbiamo definito Sindrome cronica da Iperventilazione, è presente.

Se avete seguito la descrizione, avrete capito che in questa sindrome, il problema non può essere l'O2, in quanto il suo utilizzo è costante, piuttosto è la maggiore deplezione di CO2, che invece aumenta considerevolmente quando gli atti respiratori si fanno più frequenti (perché pur introducendo più O2, ne assorbiamo la stessa quantità, mentre eliminiamo una maggiore quantità di CO2), finendo con il depauperare il sangue di una importante quantità di CO2.

Si deve sapere, che l'O2 contenuto nel sangue, viene rilasciato nei tessuti, in base alla loro richiesta specifica. Come? Attraverso le variazioni segnalate ai recettori dei capillari, della quantità di CO2 presente in quel tessuto, in quel preciso istante. Se a causa di iperventilazione cronica, la CO2 è diminuita costantemente in tutti i tessuti, il segnale di mandare maggior sangue e cedere più ossigeno, è parimenti meno forte, è viene sistematicamente sottopesato, con la conseguente ipossia (mancanza di O2) nei tessuti più delicati (cuore, cervello, muscoli).

Inoltre, il sangue, normalmente a Ph lievemente alcalino (7,4), comincia a innalzare il suo livello di Ph, con un viraggio verso una lieve alcalosi respiratoria, che comporta ulteriori arrangiamenti fisiologici (ad esempio, i sali di Magnesio vengono eliminati, per compensare, con conseguente deficit di Magnesio (Mg) e delle funzioni di contrazione muscolare che esso media. Anche l'Acido Lattico può essere immesso in eccesso, facendo virare il Ph verso una condizione di lieve acidosi metabolica (una forma di lieve avvelenamneto).

Per capire cosa succede quando si iperventila, provate a fare questo esercizietto.
Mettetevi seduti e fissate un piccolo punto ad altezza dei vostri occhi, sulla parete, a circa due-tre metri distante. Vedete bene che si tratta di un puntino nero, ben distinto, che si staglia rispetto al bianco della parete.
Ora cominciate a inspirare più a fondo e a espirare velocemente, e continuate in questo modo per un due- tre minuti, con almeno 20 respirazioni al minuto. Vedrete probabilmente che quel puntino, comincia a fluttuare e in certi momenti vi sembrerà di vederlo doppio o la vostra vista semplicemente si annebbierà.
Ciò è dovuto all'effetto della eccessiva deplezione di CO2 a livello dell'Ossigenazione della retina, che subisce un lieve stress da iperventilazione forzata, volontariamente provocata.

Naturalmente per molte persone, potranno verificarsi capogiri, vertigini, acufeni, senso di stordimento, derealizzazione, stati ansiosi e in alcuni casi, veri e propri attacchi di ansia acuta, fino al panico.

Ora, una delle metodiche base che si insegnano nei corsi di psicologia del comportamento, per contrastare lo stress e l'ansia acuta, è basata prorio sulla respirazione profonda, che si potrebbe pensare causa di iperventilazione.
Ciò non è vero, dal momento che nella respirazione profonda terapeutica, si insegna ad usare correttamente il diaframma, e inoltre si basa sul controllo dell'espirazione, nel senso che mentre si inspira aria ad una velocità normale,  l'espirazione avviene secondo tempi almeno doppi, ma meglio tripli o quadrupli rispetto al tempo di inspirazione. In qusto modo, la quantità di CO2 che si elimina è minore, l'Ossigeno staziona per più tempo rimanendo disponibile per il suo utilizzo, senza terminare in una eccessiva deplezione di CO2.

In altre parole, se è vero che la respirazione diaframmatica è più profonda, è anche vero che è compensata da un allungamento dei tempi di espirazione, che compensano ampiamente la possibile perdita eccessiva di CO2.

Una delle tecniche che solitamente applico è basata su una formuletta semplicissima: 2:4:8 oppure; 3:6:12 ma ne esistono molte altre, es 3:6:9-
Cosa significa? il primo numero è il tempo di inspirazione con le narici, il secondo è il tempo in cui si ritiene l'aria inspirata, mantenedo abbassato il diaframma, che deve essere ben disteso (pancia in fuori), mentre l'ultimo è il tempo di espirazione che di norma avviene con la bocca e sempre controllando il movimento di rilascio del diaframma, che deve essere progressivo e molto lento.

Quanti cicli di respirazione facciamo in un minuto durante una attività non impegnativa, come leggere o guardare la Tv? Mediamente un adulto va da 14 a 18 atti respiratori completi. Questa è la pura frequenza respiratoria, il fatto di stare dentro questo intervallo non significa affatto che non ci sia iperventilazione o deficit di ossigenazione, dal momento che occorre tenere presente che al numero di atti respiratori si associa la profondità o superficialità delle inspirazioni ed espirazioni.
Quanto più si usa la muscolatura intercostale e il diaframma in modo corretto, si inspira con le narici e si svuotano i polmoni con una buona decontrazione del diaframma e quanto più risultano profondi e validi gli atti respiratori. Ma questo significa anche che più sono profondi gli atti respiratori e minore sarà la loro frequenza! Altrimenti, sempre a riposo, si entra in iperventilazione. Un atleta di alto livello, a riposo può compiere solo 4 o 5 atti respiratori, ed averre una frequenza cardiaca attorno a 50 battiti al minuto, capito!

Normalmente si rilevano i battiti cardiaci a riposo, e si ottiene la frequenza cardiaca, e su questo valore, indicativo del metabolismo basale, si consiglia una formula di respirazione. Per l'atleta di cui sopra, potrebbe essere indicato una formula tipo 4:8:16, tanto per iniziare, per poi passare ad un 4:12: 24.
La cosa più difficile è trasferire questa modalità respiratoria nelle comuni attività quotidiane, quando si è sottoposti a stress e a perdita di attenzione verso il proprio respiro. Ma con la pratica, di solito si riesce a ottenere un buon controllo.
Gli effetti? Si contrastano quelli dell'Iperventilazione: vale a dire, minori mal di testa, miglior equilibrio posturale, minore sensibilità allo stress, minor livello di ansia ed elevazione del tono dell'umore (occorrono settimane).