29.5.11

Le diable, probablement. Robert Bresson.

Robert Bresson lo ricordo bene, quando piccoletto vidi un suo film violento, crudele e commovente "Au hasard Balthazar", la storia di un asino, dalla sua nascita in un bellissimo pascolo sulle Alpi, fino alla sua morte, per opera umana, in quello stesso luogo dove anni prima era nato.

Sappiamo che Bresson era un ricercatore di filosofia e passò alla regia solo per un tentativo di portare sullo schermo un romanzo di un suo amico, George Bananos, che poi riprenderà in altri due splendidi film, girati non bene stilisticamente ma con contenuti notevoli. Sempre asciutto, dialoghi ridotti al minimo, essenziale e aspro, Bresson rappresenta la sofferenza, l'ingiustizia, l'odio, il riscatto e in definitiva l'umanità secondo un approccio privo di enfasi religiosa, di potere, richezza, povertà, miseria, tutti temi che tratta con lo stesso metro, senza mai farsi trascinare nella dialettica sociale (le bric à brac de la socialité: il ciarpame della socializzazione). La storia è dunque sempre asciutta, centrata di solito su un solo personaggio, sviscerato ad occhi aperti e totalmente priva di concessioni stilistiche, aspra e dura come sempre, fino al finale.
 Il film è in francese. Buona visione.
Sinops: è la storia di un giovane parigino, che a un certo punto nopn si accontenta più della superficialità, vuole scavare e andare più in fondo a se stesso. Le sue domande restano senza risposta, fino a quando incontra uno strano hippy...