13.3.19

1976, olimpiadi Montreal, io c'ero e vi racconto quello che i giornali non scrissero.

Il fenomeno aveva preso il via a partire dal 1974, quando era chiaro che le ragazze della DDR stavano assumendo sempre più ruoli di
vertice nel nuoto.
Renate Stecher
Following the release of East German secret service files, it was revealed that many of the country's athletes were involved with a state-sponsored drug program. The files document that Stecher had wanted to step down her drug use after the 1972 Olympics, so that she could safely have children.[3] Raelene Boyle, who had finished second to Stecher in both the 100 and 200 metres at the Olympics, stated that she felt cheated, as it is unlikely that Stecher would have beaten her without the use of performance-enhancing drugs.[4]

In 2011 Stecher was inducted into the Germany's Sports Hall of Fame.


Fino ad allora, le ragazze della DDR erano come tante belle ragazzone dell'est Europa e anche americane, tutte piene di vita e forti, ben piazzate e dotate di una buona capacità di prestazione ma niente di più.
Quando vidi alcune di queste l'anno prima delle olimpiadi di Montreal, prima di doverle incontrare in vasca, mi resi conto, e non ero la sola, che qualcosa era accaduto nei loro corpi, nella loro fisiologia e quindi nei risultati delle prestazioni.
Quando si scese in campo per le batterie a Montreal, io e le mie compagne avevamo poche possibilità di andare oltre la conquista di un posto in finale, se tutto andava bene. Eravamo un team di una nazione del sud america, con pochi soldi investiti nello sport e alcune di noi ottenevamo vantaggi iscrivendoci ai college americani, dove trovavamo un ambiente sicuramente più favorevole per i nostri allenamenti e per la nostra vita di ogni giorno.
All'epoca il nuoto era uno sport che non godeva di finanziamenti e di sponsor, nessuna di noi e anche delle americane nostre amiche incassava denari dal fare pubblicità per abbigliamento sportivo o per altri prodotti, da shampoo e dentifrici, profumi e creme varie.
Tutto quello che potevamo ottenere erano facilitazioni nel frequentare il college e qualche spicciolo per poter avere una minima indipendenza dalla famiglia.

Gli altri paesi europei, sapevamo disporre di associazioni che erano finanziate con i soldi dello stato, delle federazioni sportive, pochi o tanti che fossero, nessuno ne sapeva niente.
Meno ancora sapevamo qualcosa di come funzionasse il mondo sportivo definito di oltre cortina, quello dei paesi dell'Est Europa, che avevano nuotatori di alto livello, dai russi ad alcuni romeni e cecoslovacchi, qualche inglese e tedesco.
Poi, quasi di colpo, irrompono le ragazze della Germania Est e la storia del nuoto delle olimpiadi di Montreal cambia totalmente.

Il team americano era un quartetto di ragazze accreditate di un possibile bottino di 4 medaglie d'oro e forse anche cinque, australiane permettendo.
Infatti, i team più forti erano le americane e le australiane, nel mezzo poi c'era un buon team canadese, le francesi, le tedesche e anche le russe non andavano male, oltre alle olandesi,ma tutte dietro alle due principali protagoniste del nuoto mondiale.

Tutto cambiò: lo capimmo subito, quando nella nostra batteria, una ragazzona della DDR vinse la sua batteria con un tempo quasi da record del mondo, dando un metro alla seconda, con me che arrivai quarta, staccata di due metri dalla prima. Uscivo dalla vasca sconfortata e desolata, pensando a che razza di nuotata avevo fatto, come era possibile arrivare a due metri dalla prima in una batteria per me non impossibile, dove avrei potuto arrivare seconda, tera tranquillamente.
Il nostro allenatore si avvicinò a me incoraggiandomi e prendendomi in braccio dicendomi che avevo fatto il mio miglio tempo di sempre, pur rischiando di essere fuori dai quarti.
La sera la passai nella mia cameretta con la mia compagna, anche lei giunta quarta in batteria e ci siamo riviste, osservando per la prima volta in televisione quelle che a noi sembravano dei colossi inarrivabili, le ragazze della DDR, fortissime e sempre prime con tempi per noi inavvicinabili.
Ci fu detto di non fare dichiarazioni di alcun tipo, siamo alle olimpiadi e deve prevalere il noto fair play sportivo, il silenzio è d'oro. Eppure, il giornalista della televisione del nostro paese ci chiedeva come mai noi eravamo così mingherline e poco solide, al confronto delle tedesche e americane.
Silenzio e sorrisetto.
Shirley Babashoff, all'epoca fu l'unica che fece una sortita per il team americano, dicendo che quelle (le ragazze della DDR) non erano come loro, non sembravano del tutto delle bellezze femminile e che nessuna di loro vorrebbe somigliare (fisicamente) a un modello di quel tipo.
I media americani la presero subito di mira, il loro coach fece interviste riparatorie, tutto il mondo del giornalismo sportivo disprezzò ed irrise quelle che definiva le dichiarazioni di una atleta frustrata, che assieme alle sue colleghe aveva perso quattro medaglie d'oro di cui erano favorite.
Solo l'oro nella 4x100 fu vinta dal team americano, con 4s di tempo migliore sul record mondiale delle DDR.
Per i giornalisti americani sembrò il solo modo di portare a casa un commento positivo su di una squadra femminile che aveva bucato in pieno contro le rivali.
Vi ricordate Mark Spitz? Alle olimpiadi del Messico era andato da super campione, possibile vincitore di 3 medaglie d'oro individuali e 2 in squadra. Se ne ritornò a casa fallendo clamorosamente, con una sola medaglia d'argento e un oro nella staffetta.
Ma si rifece a Monaco, quattro anni  dopo, cambiando metodo di preparazione e vincendo a man bassa il più alto numero di medaglie fino a Phelpt.
Ecco, la stampa americana pensava che la debacle americana femminile fosse dovuta a un fenomeno come quello di Spitz, non volendo tener conto che i tempi delle DDR erano i migliori già prima delle olimpiadi e che sarebbero poi incrementati durante le finali.

 All'epoca, nessun giornalista mise in discussione la bontà dei risultati delle nuotatrici della DDR, assurte in due anni a dominatrici mondiali, quando prima erano  tra le tante.
Ci furono solo alcune inchieste della BBC, la rete inglese, che con le sue rubriche di inchiesta, ricordo la famosa Panorama, ha sempre cercato di mettere in chiaro le cose per quanto possibile e offrirle al grande pubblico.

Ma nemmeno la BBC parlò apertamente di doping, all'epoca fenomeno molto di moda nei giornali, e comunque poco conosciuto sia dai giornalisti del settore che del tutto indifferente al grande pubblico che davanti alle loro tv si gode gli spettacoli sportivi, diciamo li consuma.

Spitz e Phelpt hanno mostrato che ogni tanto, il mondo produce il campione perfetto, l'uomo o la donna in grado di unire in sé i migliori geni, la migliore costituzione, unite alla determinazione a vincere, seguendo allenamenti estenuanti e mantenendo una concentrazione senza pari.
Ma questi ad altri pochi nomi, sono eccezioni, si tratta di fenomeni unici, che si ripeto ma solo a distanza di anni e nessuno sa dire quando e in quale sport.
Tutto il resto, comprese le migliori squadre di nuoto, è fatto da ottime atlete, che si impegnano duramente per ottenere i migliori risultati e spesso li ottengono.

Shirley era una ragazzona dal fisico veramente imponente, molto alta, biondona e dotata di una forza muscolare veramente impressionante. Era alla sua seconda olimpiade, con tempi record e corse nel mio  quarto, vincendo senza difficoltà, dandomi un metro abbondante, gara che pose termine alla mia prestazione individuale nella competizione olimpica.

Il quotidiano francese Paris -Soir il 9 settembre 1973, ha fatto un primo avvertimento su ciò che il 1976 La squadra femminile doveva affrontare a Montreal.
Si parla di una sorta di "vaccino contro la fatica". Consiste in un'iniezione di sostanze tossiche che consente al corpo di combattere la fatica in modo più efficiente. Si ritiene che gli ormoni maschili siano somministrati alle ragazze, le quali, oltre a un aumento di vigore, sviluppano un complesso di superiorità rispetto ad altre femmine provenienti da paesi stranieri.  Un altro dispositivo è l'uso di una sostanza dopante, non attualmente rilevabile, che garantisce virtualmente le massime prestazioni con una probabilità di successo del 98%, rispetto alla formazione classica che ha circa il 68% di successo. Queste accuse sono terribili. L'unico modo per i tedeschi dell'Est di rispondere a queste accuse è di aprire i loro campi di addestramento. Una semplice negazione non sarà sufficiente.
Devo aggiungere che dopo i primi mugugni della Shirley e delle sue colleghe, dopo l'unica vittoria nella staffetta, anche le altre mostrarono le loro grandi perplessità sulle DDR.
Mi ricordo che Marianne Keever mi guardò con simpatia, lei piuttosto mingherlina come me, mi disse se non avevo notato niente negli spogliatoi e nelle docce, sorridendo maliziosa.
Dico che le DDR erano molto allegre, belle toste, con voci forti. 
Le mi disse che si era rigirata pensando di essere finita negli spogliatoi dei maschi, perché sentiva delle voci che le sembravano maschili.
Fu l'unico commento che ricevetti e feci con una collega americana in quella settimana, e ancora oggi, che ho 65 anni, lo ricordo come allora, facendomi sorridere e richiamando tutto il contesto di rumori e odori di quel tempo.
Ancora ci chiedevamo come avesse fatto quella ragazzina italiana ha prendere una medaglia, lei una specie di fil di ferro, contro atlete dotati di muscoli almeno doppi e non solo le tedesche ma anche atlete come le australiane e la Shirley, la stella americana delle olimpiadi e voce fuori posto.

A dire il vero, a vedere le ragazzone americane e australiane, non si notavano differenze molto sostanziali nei fisici, ma devo dire che le americane in particolare erano tutte molto femminili, con montature di capelli alla moda e vestite in abiti normali erano ammirate da tutti i maschietti del pubblico e non solo.
Nessuno invece guardava quelle come me, poco muscolate, con poco petto e dotate solo di braccia lunghissime e grande resistenza alla fatica: eravamo delle ragazze del tutto comuni, quelle della porta accanto, che non fanno alcun effetto in televisione o nelle foto dei giornali.

Il nostro allenatore, un ex campione di un paio di olimpiadi prima, ci disse di starcene zitte, comunque siano le cose, doping o no, poca femminilità o meno, tanto noi più che ambire a giungere a una finale non potevamo. Quindi siamo comunque fuori e restiamoci.
Non azzardatevi a fare apprezzamenti sulla poca femminilità delle altre, chiaro?
Queste erano le sue parole e credo di tutti i vari coach dei team come il nostro.
Eravamo ragazzine di 18-22 anni, figuriamoci se ci mettevamo a discutere nella nostra ingenuità e scarsa esperienza di vita in genere, prese solo da allenamenti e studio.

Mi chiedo, e quando ci rincontriamo ne riparliamo, perché in quei giorni, Shirley Babashof fu così derisa dalla stampa sportiva e completamente screditata, fino alla vittoria dell'unico oro nella staffetta, che sembrò una specie di redenzione per tutta l'America sportiva.
Probabilmente, ai tempi della guerra fredda, nessuno voleva che lo sport fosse inquinato da veleni di sospetti non giunti mai a prove e da altri commenti che poco avevano a fare con le prestazioni, del tipo della femminilità e del ruolo della donna nello sport.

Comunque fossero le cose, in seguito abbiamo visto molti documentari di inchiesta della BBC e dei giornali francesi, che ci venivano letti da amici, sono usciti libri che hanno via via parlato del sistema doping della DDR, del tipo: la macchina della vittoria eccetera.

Alla fine, nel 2007 abbiamo saputo che una serie di cause intentate da genitori e ex atlete della DDR è stata riconosciuta dal comitato olimpico tedesco, portando al risarcimento di una ventina di quelle atlete, che all'epoca, bambine come me, venivano arruolate all'insaputa dei loro genitori, in progetti di potenziamento fisico e fisiologico anche con pratiche ormonali, creando una serie di conseguenze fisiche e sulle loro vite da sposate, originando anche bambini con problemi.

Naturalmente non si è trovato mai un solo campione di urine di quelle olimpiadi, con test positivo delle atlete DDR, ma tutti noi sapevamo che c'era qualcosa di illecito, anti sportivo.

Per questo, oggi si dovrebbero riscrivere i libri dei record nello sport e quelli olimpici, e non solo ad opera delle atlete ex DDR, ma anche di quelle americane, a mio avviso da rivedere in molte prestazioni dell'atletica e del nuoto olimpici.

E'vero che molte ragazze furono arruolate a loro insaputa iniziale ma non c'è dubbio che nel seguito sapevano che stavano utilizzando PED e dopo la caduta del muro, con la formazione della squadra unitaria che partecipò alle olimpiadi di Barcellona, alcune atlete ammisero che avevano barato al gioco, assumendo steroidi e Ped.
Forse quelle di inizio anni settanta, potevano anche avere dei dubbi su quanto era loro somministrato ma dopo il 1977-78, molte sapevano e naturalmente dovevano tacere, pena la Stasi.

Resta da dire che in quella olimpiade abbiamo visto anche un fenomeno della DDR, Roland Matthes, che vinceva ogni gara e nessuno pensava fosse un dopato. Si vedeva dal suo fisico asciutto e per niente fuori norma, dalle sue caratteristiche eccezionali di nuotatore che si trattava di uno di quei pochi fuori classe come Spitz e Phelps.

Un abbraccio, anzi una sbracciata in più.





Come si vede anche la Germania Ovest non era esente da doping, anche se non secondo un piano concertato e già a fine anni settanta c'era chi ammetteva l'uso di steroidi.


Il doping dei migliori atleti della Germania Ovest fu parzialmente concentrato negli anni '70 dai medici sportivi di Friburgo Armin Klümper e Joseph Keul . [Fino a quando le accuse di doping metà degli anni 1990 era Klümper in Germania un famoso medico sportivo. Nel 1987, c'erano indagini in caso di morte Birgit Dressel , che era stato troppo paziente di Friburgo medico dal 1981e [13] [14] , nel 1991 gli diede il discobolo Alwin Wagner in quello di Brigitte Berendonklibro scritto Doping - dalla ricerca di imbrogliare il doping prima. Ma è caduto fino al 1997 nel caso di ostacolista Birgit Hamann , che ha sostenuto il medico le aveva a sua insaputa ormoni della crescita dato. L'ex velocista Manfred Ommer detto a proposito Klümper "Klümper era il più grande doper questo pianeta". 
Klümper o il suo ruolo nello scandalo doping della Università di Friburgo Medical Center [17] (vedi fig. Doping vicenda Telekom squadra ) erano nella relazione finale del primo comitato di esperti per indagare sulle accuse di doping non menzionati nel 2009. [18] Secondo i media dovrebbero rettore Wolfgang Jäger hanno limitato al "Dipartimento di Medicina dello Sport," il lavoro di questi commissione universitaria interna, non era un membro Klümper. A partire dal 2009 dalla nominato dalla linea criminologo dell'Università di Friburgo Letizia Paoli ( Katholieke Universiteit Leuven ) ha portato commissione di valutazione ha avuto molti la documentazione complementare[ trovato. La Commissione si è sciolta nel marzo 2016 senza presentare una relazione finale. 
Tuttavia, la storia del Doping del rettore all'Ospedale universitario e universitario ha ricevuto cinque pareri scientifici per un totale di oltre 1400 pagine. Il rapporto su Armin Klümper e il problema del doping federale tedesco comprende da solo circa 530 pagine. In un rapporto aggiuntivo sulle manipolazioni sistematiche nel ciclismo e nel calcio , Andreas Singler Preparato nel 2015 sulla base di atti criminali della Procura della Repubblica di Friburgo, è anche dimostrabile da Klümper e finanziato dal Bund Deutscher Radfahrer Minor Doping (Singler 2015). Fine aprile 2017, Singler ha pubblicato il rapporto, dove ha fatto aggiunte. Scoprì che tra il 1979 e il 1984 Klümper ricevette ripetutamente ormone della crescita umano, organizzandolo attraverso le sue frodi sulle ricette. A quel tempo, l'ormone della crescita era ancora estratto dalla ghiandola pituitaria dei corpi umani e nel 1985 questi farmaci furono banditi a causa di rischi per la salute e alla fine sostituiti con l'ormone della crescita geneticamente modificato.


Manfred Ommer  Sprinter West Germany

In 1977 he confessed to doping with Dianabol. In the newly emerging doping discussion in 2013 after submission of the final report of the anti-doping commission, he accused the Freiburg physician Armin Klümper: Klümper was the largest doper on this planet.