ammissioni, questo succede, nel silenzio generale nelle procure di Monaco e nella vicina Austria.
Smantellata la base di Seefeld .
Operation Bloodletting‘ ha smantellato una “rete di doping a livello internazionale” che effettuava “doping ematico” da diversi anni., scrive la stampa tedesca.
Tutto è scaturito da una inchiesta su frodi sportive e uso di sostanze e metodi illegali focalizzata su una organizzazione criminale tedesca costruita attorno al medico sportivo di Erfurt, il sistema di doping sarebbe “in atto da diversi anni“. Il blitz è scattato dopo le rivelazioni del campione di sci di fondo austriaco Johannes Duerr, condannato per uso di Epo ai Giochi olimpici invernali di Sochi e autore di un libro in cui si parla delle trasfusioni di sangue illegali avvenute in Germania.
gli atleti coinvolti “sono stati colti il flagranza di reato” dalla polizia. Al momento non sono ancora stati resi ufficiali i nomidegli arrestati. Secondo il quotidiano austriaco Kronen Zeitung, i due austriaci sono Baldauf e Hauke, sesti nella gara di Team Sprint. Come riporta la Rsi, la radiotelevisione svizzera, desta parecchi sospetti poi la mancata partenza alla 15km di oggi degli estoni Andreas Veerpalu e Karel Tammjarv, ma soprattutto del kazako Alexey Poltoranin, due volte medaglie di bronzo ai Mondiali del 2013 in Val di Fiemme.
Il doping del sangue è la pratica del doping ottenuta mediante l'aumento di globuli rossi nel sangue con lo scopo di ottenere migliori prestazioni atletiche. Poiché i globuli rossi sono il mezzo con il quale viene apportato ossigeno dai polmoni ai muscoli, una maggiore concentrazione di questi può migliorare la capacità aerobica di un atleta e di conseguenza anche la sua resistenza..
Originariamente il doping del sangue avveniva tramite la trasfusione di globuli rossi. La trasfusione avviene in due modi: omologa o autologa. In una trasfusione omologa, i globuli rossi di un donatore compatibile vengono raccolti, concentrati e poi trasfusi all'atleta prima di una gara. In una trasfusione autologa vengono utilizzati gli stessi globuli rossi dell'atleta, presi con largo anticipo per dare modo al sangue di recuperare la perdita, e conservati per essere trasfusi al momento del bisogno.
Entrambi i metodi sono però pericolosi a causa dei rischi di infezione legati alla contaminazione batterica durante la procedura e la tossicità che potrebbe derivare da una non corretta conservazione del prodotto. Le trasfusioni omologhe inoltre presentano il rischio di contagio da malattie trasmissibili attraverso il sangue eventualmente possedute dal donatore e il rischio di errore trasfusionale per scambio di sacche.
Con l'introduzione dell'eritropoietina (EPO), normalmente utilizzata nei pazienti in cura per anemia, alla fine degli anni '80 il doping ematico divenne possibile in maniera farmacologica. Facilmente iniettabile sotto cute, l'eritropoietina farmacologica (che normalmente è un ormone della crescita prodotto dal nostro corpo) può aumentare il livello dell'ematocrito per lunghi periodi, tra le 6 e le 24 settimane.
La somministrazione di EPO non è esente da rischi per la salute: l'assunzione eccessiva di tale sostanza potrebbe elevare l'ematocrito a un livello troppo alto provocando policitemia, condizione in cui il livello dei globuli rossi è pericolosamente alto. In queste condizioni il sangue diventa più viscoso del normale, con il rischio di ostruzioni. Alcuni atleti a causa di tale pratica sono morti in seguito ad un infarto, solitamente durante il sonno, quando il ritmo cardiaco più basso fa in modo che la concentrazione di globuli rossi aumenti ulteriormente.
Originariamente il doping del sangue avveniva tramite la trasfusione di globuli rossi. La trasfusione avviene in due modi: omologa o autologa. In una trasfusione omologa, i globuli rossi di un donatore compatibile vengono raccolti, concentrati e poi trasfusi all'atleta prima di una gara. In una trasfusione autologa vengono utilizzati gli stessi globuli rossi dell'atleta, presi con largo anticipo per dare modo al sangue di recuperare la perdita, e conservati per essere trasfusi al momento del bisogno.
Entrambi i metodi sono però pericolosi a causa dei rischi di infezione legati alla contaminazione batterica durante la procedura e la tossicità che potrebbe derivare da una non corretta conservazione del prodotto. Le trasfusioni omologhe inoltre presentano il rischio di contagio da malattie trasmissibili attraverso il sangue eventualmente possedute dal donatore e il rischio di errore trasfusionale per scambio di sacche.
Con l'introduzione dell'eritropoietina (EPO), normalmente utilizzata nei pazienti in cura per anemia, alla fine degli anni '80 il doping ematico divenne possibile in maniera farmacologica. Facilmente iniettabile sotto cute, l'eritropoietina farmacologica (che normalmente è un ormone della crescita prodotto dal nostro corpo) può aumentare il livello dell'ematocrito per lunghi periodi, tra le 6 e le 24 settimane.
La somministrazione di EPO non è esente da rischi per la salute: l'assunzione eccessiva di tale sostanza potrebbe elevare l'ematocrito a un livello troppo alto provocando policitemia, condizione in cui il livello dei globuli rossi è pericolosamente alto. In queste condizioni il sangue diventa più viscoso del normale, con il rischio di ostruzioni. Alcuni atleti a causa di tale pratica sono morti in seguito ad un infarto, solitamente durante il sonno, quando il ritmo cardiaco più basso fa in modo che la concentrazione di globuli rossi aumenti ulteriormente.
Nel 2000 un test sviluppato da scienziati di un laboratorio francese antidoping e approvato dalla World Anti-Doping Agency è stato introdotto per rilevare l'EPO farmaceutico distinguendolo da quello presente in maniera naturale esaminando le urine dell'atleta. Il test si basa sulla tecnica dell'Isoelettrofocalizzazione e della elettroforesi su gel. Sebbene il test sia stato utilizzato largamente, soprattutto nel mondo del ciclismo e tra i triathleti, è spesso oggetto di critiche. La principale critica che viene mossa al metodo è proprio sulla presunta capacità del test di distinguere l'EPO artificiale dall'ormone presente in maniera naturale nelle urine di un atleta dopo uno sforzo prolungato.
una nuova versione di EPO, un farmaco per malattie croniche del rene chiamato MIRCERA. Questo terzo tipo di Epo presenta la stessa modalità di somministrazione (siringhe preconfezionate), ma soprattutto, la caratteristica della molecola è di legarsi più lentamente ai recettori di membrana sul rene e inoltre, particolare importante, di liberarli con maggiore rapidità, quindi rendendo più difficile scoprire chi ne fa uso in modo diretto.
Ripeto, il metodo indiretto, basato su valori di ematocrito e di emoglobina, oltre al nuovo metodo messo a punto dal laboratorio francese ed adottato in tutta la Francia, permette di fornire test affidabili sul sangue e in certa misura anche sulle urine.
Il punto base è conoscere perfettamente le caratteristiche di ciascun atleta e riportarle sul suo Passaporto Biologico, in modo da poter rilevare eventuali atleti che presentano caratteristiche naturali inusuali dei livelli di ematocrito, emoglobina e di ormoni steroidei.
A quel punto, ogni atleta ha un suo profilo basale dei livelli di ormoni e ossigeno del sangue, quando poi nei test si rilevano valori che si discostano sensibilmente (dal 15% in su) da questi valori, è necessario sottoporre l'atleta a ulteriori controlli, a riposo, dopo il consueto recupero post gara, tenedolo in condizioni di osservazione e poi sottoporlo a prelievi.
Se i test dopo 12 ore dalla gara si mantengono alti, si deve avviare la proposta di sottoporre l'atleta al tribunale sportivo per l'adozione dei provvedimenti.
Infatti, una caratteristica ulteriore,anche della Mircera, è che queste sostanze producono effetti per molti giorni, quindi anche se non rilevate in modo diretto, sono presunte per gli effetti indiretti sulle concentrazioni ematiche di eritrociti e Eme.
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